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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
A LI ZZELANTI
E ttu sforma:1 e ttu mmastica veleno:
Sfòghete sorfarolo, appicciafoco:
Dàmme2 der birbo, si3 vvassallo è ppoco;
Ma ffàmme4 dì le mi’ raggione armeno.5
Sì, l’areprìco,6 tu ssei troppo pieno
De testesso medemo pe’ un bizzoco.
Ce vò antro che affrigge7 in oggni loco
La Madòn der rosario e ’r Nazzareno!
Bbisoggn’avé un schizzetto8 de prudenza
E nun fa9 er brodoquamqua10 pe’ le case,
Pe’ rróppeje la bbuggera11 in credenza.12
Compatisse13 un coll’antro:14 ecco l’abbase
De la fede de Ddio: chè l’innoscenza
Cominciò ccór primm’omo, e llì arimase.
Roma, 13 maggio 1833
- ↑ Sformare, sformar cappelli: montare in collera.
- ↑ Dammi.
- ↑ Se.
- ↑ Fammi.
- ↑ Almeno.
- ↑ Lo replica.
- ↑ Affiggere.
- ↑ Un pocolino.
- ↑ Fare.
- ↑ Protoquamquam, cioè: “l’entrante, il censore.„
- ↑ Rompergli, ecc.: infastidirle.
- ↑ In credenza: fare una cosa in credenza. cioè: “gratuitamente, non indòtto„, ecc.
- ↑ Compatirsi.
- ↑ Altro.
Note
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