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QUARTO EPISODIO
clitennestra
Entra tu pure. — Dico a te, Cassandra:
poi che benignamente volle Giove
1050che i sacrifici tu partecipassi
fra i molti servi, stando presso all’ara
del Dio custode della casa. Scendi
dal cocchio, scaccia il tuo soverchio orgoglio.
Anche il figlio d’Alcmena, un tempo, dicono,
1055fu venduto, e dove’ piegarsi a forza
a servil giogo. Allor che su noi piomba
di tal sorte la forza, è assai fortuna
trovar padroni d’opulenza antica:
ché quanti ricca messe hanno ricolta
1060oltre ogni loro speme, in tutto crudi
sono coi servi, oltremisura. Tu
quanto conviene troverai fra noi.
CORIFEO
a Cassandra che rimane muta.
Chiare parole t’ha dirette. Or tu
obbedisci, poiché sei nelle reti
1065fatali. Ma obbedir forse non vuoi!
CLITENNESTRA
Se pur la lingua sua barbara, ignota
non è, simile a quella delle rondini,
parlando il cuore suo convincerò.
CORIFEO
Seguila: il meglio che poteasi in questa
1070sorte ella disse. Lascia il carro, cedi!
CLITENNESTRA
Non ho tempo da perdere dinanzi
a questa porta. Stanno già le vittime
sull’ara, in mezzo della casa, e attendono
il macello ed il fuoco. - Oh!, chi sperava
1075mai questa grazia! - Or tu, se ciò che dissi
vuoi far, non indugiare; e se t’è oscura
nostra favella, e dir non sai parola,
con un barbaro cenno almeno esprimiti.
CORIFEO
D’un efficace interprete bisogno
1080ha la straniera, sembra. I modi suoi
sono come di belva or ora presa.
CLITENNESTRA
D’insania è colta, e i mai pensieri ascolta.
È giunta qui, lasciata la città
arsa or ora, né sa patir le redini,
1085se pria non spuma la sanguigna bava.
Ma non oltre m’abbasso a favellarle.
Entra nella reggia
Non io m’adirerò. Pietà mi stringe.
Lascia quel cocchio, sventurata, cedi
al tuo destino, al nuovo giogo piègati.
CASSANDRA
Strofe
1090Ahimè, terra! Ahimè, terra!
Apollo! Apollo!
CORIFEO
Perché d’ahimè saluti il Nume ambiguo?
Non s’addice a quel Dio, funebre nenia!
CASSANDRA
Antistrofe
Ahimè, terra! Ahimè, terra!
1095Apollo! Apollo!
Con grida infauste ancor saluta il Nume
cui non s’addice assistere a lamenti!
CASSANDRA
Strofe
Apollo, Apollo!
Mio duce e mio sterminio!
1100Mi perdi, e non a mezzo, anche una volta!
CORIFEO
Sue sciagure predir sembra: fra i lacci
di servitú, vive il fatidico estro.
CASSANDRA
Antistrofe
Apollo, Apollo!
Mio duce e mio sterminio!
1105Dove condotta m’hai? Verso qual tetto?
CORIFEO
Al tetto degli Atridi: io te lo dico,
se non lo sai: né troverai ch’io menta.
CASSANDRA
Strofe
A tetto inviso ai Numi, di consanguinee stragi
conscio, di lacci fatali, a macello
1110d’uomini, a suolo gocciante di sangue.
CORIFEO
Come can la straniera ha nari acute,
e fiuta per trovare odor di strage.
CASSANDRA
Antistrofe
Ecco, ecco i testimonî che fede a me ne fanno:
questi fanciulli piangenti sgozzati:
1115maciulla il padre le carni combuste!
CORIFEO
Sapevamo per fama il tuo profetico
estro; ma niun profeta andiam cercando.
CASSANDRA
Strofe
Ahimè, ahimè! Che mai
disegni? Quale immane,
1120novello immane lutto
disegni in questa casa? Insopportabile
pei tuoi, senza rimedio!
E lontana rimane ogni difesa!
Questi ultimi presagi io non intendo:
1125intendo il resto: tutta Argo lo grida.
CASSANDRA
Antistrofe
Ah, scellerata! Questo
farai? Lo sposo tuo,
il compagno del talamo,
mentre nel bagno tu lo immergi... Come
1130dirò la fine? E presto
sarà! Mano su mano avventan colpi!
CORIFEO
Non anche intendo: ché irretito io sono
fra vaticinî cui l’enigma accieca.
CASSANDRA
Strofe
Ahi, terrore, ahi, terrore!
1135Che visïone è questa?
Forse d’Averno è un laccio?
La compagna del talamo è la rete,
la complice! Discordia, insazïabile
contro questa progenie, innalzi un ululo:
1140ché pietre, poi, vendicheran lo scempio.
CORIFEO
Quale tu invochi Erinni che si levi
su questa casa? Il tuo dir non m’allieta!
E refluisce al cuore la crocea stilla, come
a chi di lancia cade trafitto, e quivi ha termine
1145con i postremi raggi
della naufraga vita. E vien rapida morte.
CASSANDRA
Antistrofe
Ahimè, ahi! Vedi, vedi!
Tieni, tieni lontana dal toro la giovenca!
L’afferra al peplo con le negre corna,
1150a tradimento lo colpisce: piomba
nel bagno molle... Di feral lavacro
insidïoso a te la storia narro.
CORIFEO
D’essere acuto intenditor d’oracoli
vanto io non meno; e pur questo somiglia
1155a presagio di male. Quale fausta parola
mai dissero i responsi? Ma ben con le sciagure
gli ambigui vaticinî
al cuor dell’uomo insegnano profetico terrore.
CASSANDRA
Strofe
Ahi, me infelice! Al suo dolore mischio
1160il mio dolore! Oh povera mia sorte!
Perché, perché m’hai qui condotta, misera?
Perché con lui m’avessi una la morte?
CORIFEO
Tu deliri. T’invasa furor divino; e moduli
su te díssono canto,
1165come il fulvo usignolo
non mai sazio di pianto,
che, chiuso nel suo duolo,
Iti Iti per tutta la sua vita
piange, di mali innumeri fiorita.
CASSANDRA
Antistrofe
1170Oh! La sorte del garrulo usignolo!
Le membra un Nume a lui cinse di penne:
dolce vita gli die’, scevra di lagrime.
Me attende, a farmi a brani, una bipenne.
CORIFEO
Donde in te s’accendeva la frenetica smania
1175delle furie celesti?
E con sí chiara voce
intoni gl’inni infesti
della ventura atroce?
Onde avvien che la via delle divine
1180tue visïoni ha sí funereo fine?
CASSANDRA
Strofe
Nozze, ahi!, nozze di Paride funeste ai consanguinei!
O di Scamandro acque materne! Un giorno
io nacqui e crebbi alle tue rive intorno.
Ma presto ora gli oracoli
1185miei sovresso Cocito
dovrò cantare, e d’Acheronte al lito.
CORIFEO
Ora limpido troppo è il tuo discorso:
l’intenderebbe un pargolo.
E letifero morso
1190m’offende per il tuo destino misero:
ché i tuoi malanni piangi
con acuti lamenti: il cuor mio frangi.
CASSANDRA
Antistrofe
O pene, o pene della città conversa in cenere!
O greggi e greggi tolti alla pastura,
1195e sgozzati a salvar le patrie mura!
Nulla da lo sterminio
salvò Troia. Ed anch’io
verserò presto a fiotti il sangue mio.
CORIFEO
Bene s’accorda ciò che dici a ciò
1200che dicesti. E qual Dèmone
maligno t’invasò
tanto, che tu cantassi questi funebri
inni di doglia e morte?
Trepido io miro alla futura sorte.
cassandra
1205Ora non piú come novella sposa
di sotto ai veli guarderà l’oracolo;
ma con impetuoso alito, contro
il sol che sorge lo vedrai lanciarsi,
sí che a guisa di flutto innalzerà
1210verso la luce una sciagura immane
piú assai che questa. Non per via d’enigmi
piú vi favellerò. Voi mi sarete
testimonî, se so con nari acute
correr su l’orme di misfatti antichi.
1215Mai questa casa non diserta un coro
concorde, e pure ingrato: che di bene
giammai non favellò. D’umano sangue
abbeverata, per piú ardire, sta
dentro la casa la selvaggia schiera
1220delle cognate Erinni, e niun la scaccia.
Entro i tetti annidate, un inno levano
per lo scempio primiero1; obbrobrio sputano
sopra il giaciglio del fratello, imprecano
a chi lo vïolò. M’inganno forse,
1225o, come destro arciero, il segno tocco?
Son cianciatrice che alle porte mèndica?
Confessa e giura fin d’ora, ch’io so
di questa casa le misfatte antiche.
CORIFEO
Come potrei prestare un giuro? un patto
1230cui stringe certa coscïenza? Molto
stupisco pur, che tu, nata oltre mare,
in città d’altra lingua, il vero parli
di ciò, come presente stata fossi.
CASSANDRA
M’assegnò tale ufficio il vate Apollo.
CORIFEO
1235Colpito anch’ei, sebbene Iddio, d’amore?
CASSANDRA
Fu tempo che pudore erami dirlo.
CORIFEO
S’accoppia orgoglio alla felice sorte.
CASSANDRA
Tutto spirando grazia ei mi tentava.
CORIFEO
E giungeste, come usa, a crear parvoli?
CASSANDRA
1240Promisi al Nume ambiguo; e non mantenni.
CORIFEO
Eri dalla divina arte già invasa?
CASSANDRA
Già predicevo ai cittadini i mali.
CORIFEO
Dallo sdegno d’Apollo illesa fosti?
CASSANDRA
Niuno, poi ch’io mentii, convinsi in nulla.
CORIFEO
1245Pur vere cose a noi, sembra, predici.
CASSANDRA
Ahimè, ahimè! Ahi, sciagura, sciagura!
Terribile entro me di nuovo turbina
il travaglio fatidico, mi squassa
coi suoi preludî lugubri. Vedete
1250seduti entro la casa quei fanciulli
pari a larve di sogni? Figli sono
figli trafitti dai lor cari. Tendono,
colme le mani, i visceri e l’entragne,
misero peso, orrido pasto! Il padre
1255loro ne gusta. Alcuno, io vel predíco,
la lor vendetta medita: un imbelle
domestico leone, che s’avvoltola
entro nei letti, contro il signor mio:
ché d’un signore il giogo anch’io sopporto.
1260Dei legni il condottier, quegli che strusse
Ilio, non sa che danni gli apparecchi,
ilare in cuore, con funerea sorte,
pari ad Ate invincibile, con lunga
ciancia, la lingua d’odïosa cagna!
1265Tanto osa! Una virago uccide un uomo.
Con quale nome d’aborrito mostro
ben potrei designarla? Anfesibena?
Scilla annidata fra gli scogli, a eccidio
dei navichieri? Dèmone d’Averno,
1270che sugli amici, dalle fauci, spira
guerra implacata? - Ah tracotante! Come
ululò! Come su nemica fuga!
E pareva gioir che salvo fosse
lo sposo! - Oh!, bene uguale è che mi credano
1275o no! L’evento appressa già. Pei fatti
presto vedrai se di sciagure io sono
profetessa verace. E avrai pietà.
CORIFEO
Tieste intesi, che vorò le carni
dei figli; e raccapriccio, e orror m’invade:
1280ché veri eventi udii, non finzïoni;
ma, quanto al resto, son fuori di strada.
CASSANDRA
Vedrai, dico la morte d’Agamènnone!
CORIFEO
Taci! La lingua, o misera, sopisci!
CASSANDRA
A sanar ciò ch’io dissi, non v’ha medico!
CORIFEO
1285No, se avverrà! Ma, no, mai non avvenga!
CASSANDRA
Tu fa’ voti: altri pensano a dar morte!
CORIFEO
Qual uomo compierà tale misfatto?
CASSANDRA
Ben travedesti, dunque, i miei responsi!
CORIFEO
Dell’uccisor la trama io non intesi!
CASSANDRA
1290E pur, la lingua di tua patria io parlo.
CORIFEO
Pito anch’esso la parla: e pure è ambiguo.
CASSANDRA
Ahimè! Qual fuoco nel mio petto irrompe!
Ahimè! Oh Licio Apollo! Oh Dio! Oh Dio!
La lionessa bipede, che dorme
1295a fianco al lupo, mentre lungi sta
il leon generoso, ucciderà
me sventurata! Mentre il ferro affila
contro lo sposo, a vendicar col sangue
la mia venuta, mena vanto che
1300mescerà col tuo sdegno il mio castigo,
quasi filtro con filtro. A che piú serbo
queste insegne di scherno? E scettro, e al collo
le fatidiche bende? Io vi distruggo
prima ch’io muoia! Con la mala sorte
1305cadete al suol. Presto io vi seguo: un’altra
arricchite d’affanni, in vece mia.
Ecco, ed Apollo, ei stesso mi discioglie
le fatidiche vesti, ei che mi vide
già con questi ornamenti, e fra i miei cari,
1310dai nemici schernita apertamente,
che indarno io profetassi. E sopportai
ciurmatrice esser detta, vagabonda,
sciagurata, famelica, pitocca.
Ora il profeta ond’io fui profetessa
1315m’adduce a tal fato di morte. Invece
del patrio altare, il ceppo attende me,
e il colpo e il caldo di funerea strage.
Ma non morremo senza onor di Numi.
Altri pur sorge a far nostra vendetta:
1320matricida un rampollo, a far vendetta
del padre suo. Fuggiasco e vagabondo,
da questo suol bandito, tornerà
a coronar pei suoi questa sciagura.
Gli saran guida del giacente padre
1325l’ossa invocanti. - A che sí piango e levo
lamenti? Poi che vidi Ilio soffrire
ciò che sofferse, e quei che la distrussero,
per giudicio dei Numi han questa sorte,
muovo al mio fine, e al peso non soccombo.
Volgendosi alla porta della reggia
1330Il mio saluto a voi, porte d’Averno!
Ed imploro per me colpo mortale:
sí che, sgorgando a facil morte il sangue,
senza spasimo queste luci chiuda.
CORIFEO
Donna che molto soffri, e molto sai,
1335parlasti a lungo. Or, se il tuo fato scorgi,
come dunque all’altar, quasi giovenca
volonterosa, di gran cuore appressi?
CASSANDRA
Scampo non v’è, no, amici, nell’indugio!
CORIFEO
Piú assai che l’altre, pregio han l’ultime ore.
CASSANDRA
1340È questo il giorno. Differir che giova?
CORIFEO
La forza tua te pazïente rende.
CASSANDRA
Niun dei felici ascolta elogi simili!
CORIFEO
Fregio è per l’uomo glorïosa morte.
CASSANDRA
si avanza verso la porta, e d'un tratto balza indietro sbigottita
Oh!, padre mio! Miei nobili fratelli!
CORIFEO
1345Che avviene? Che terror ti caccia indietro?
cassandra
corifeo
cassandra
corifeo
cassandra
corifeo
cassandra
|
una donna, d’un uom che triste moglie
s’ebbe, un uomo cadrà. Già moribonda
1360questi doni ospitali io porgo a voi!
corifeo
La tua sorte feral compiango, o misera!
cassandra
Anche una volta, sopra me, non lagrime,
parole esprimo. Imploro per questa ultima
luce del sole, i miei vendicatori,
1365ché gli assassini insiem con l’altro scontino
il vile colpo onde perí la schiava.
Ahimè, sorte degli uomini! Fortuna
a un’ombra pinta assimigliar potresti;
e se giunge sventura, umida spugna
1370con pochi tratti la cancella. E questo,
piú d’ogni cosa, mi sforza a pietà!
Entra nella reggia.