< Agamennone (Eschilo)
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Eschilo - Agamennone (458 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1921)
Quinto episodio
Quarto episodio Lamentazione


QUINTO EPISODIO



coreuta i

Nessun dei mortali è mai sazio
di beni: nessuno di quelli
cui gli uomini segnano a dito,
tener sa lontana dai tetti
1375novella fortuna, respingerla
e dire: «Tu qui non entrar».


coreuta ii

I Numi assentîr che Agamènnone
di Priamo la rocca espugnasse,
tornasse, onorato dai Numi.
1380Ma ora, se il sangue che gli avoli
versarono, ei deve espiare,
se morto, pei morti, la pena
scontar della strage degli altri,
chi mai dei mortali oserà

1385vantarsi che il Dèmone avverso
presente al suo nascer non fu?

Dall'interno della reggia si leva l'orribile grido di


AGAMENNONE

Ahimè! Che colpo, a morte, entro mi fora!


CORIFEO

Fa’ silenzio! Questo grido chi levò, ferito a morte?


AGAMENNONE

Ahimè! Che un nuovo colpo m’ha percosso!


COREUTA I

1390È del re questa la voce: dunque il fatto è già compito!


COREUTA II

Consigliamoci, avvisiamo quale sia miglior partito.


COREUTA III

Ecco l’avviso mio: diamo l’allarme,
che i cittadini corrano alla reggia!


COREUTA IV

Piombiamo dentro, dico io: cogliamo
1395gli assassini col ferro ancor grondante!

COREUTA V

Anch’io dico cosí: bisogna agire:
non è momento d’indugiare, questo!


COREUTA VI

È chiaro! Questi son preludî: poi
la tirannia sopra Argo piomberà.


COREUTA IV

1400Perdiamo tempo! E quelli, sotto i piedi
cacciandosi ogni indugio, opran, non dormono!


CORIFEO

Non so quale partito approvar debba:
chi agisce, deve ben prender consiglio!


COREUTA I

È pure il mio parer: tanto, non posso
1405richiamar, coi discorsi, in vita il morto!


COREUTA II

Ci curverem tutta la vita a questi,
che svergognan la reggia, e spadroneggiano?

Tollerar non si può: meglio è morire:
prima che la tirannide, la morte.

CORIFEO

1410Argomentar dobbiam dunque dai gèmiti,
e profetar che spento è il nostro re?

COREUTA PRIMO

Veder chiaro, bisogna, e poi discorrere:
altro è congetturare, altro è sapere!

CORIFEO

Questa m'ha proprio persuaso a pieno:
1415sapere prima come sta l'Atride!

Sulla soglia della reggia, con la bipenne ancora in mano,
macchiata di sangue, appare

CLITENNESTRA

Dire l'opposto a quanto prima io dissi
per opportunità, non è vergogna.
1420Come, se no, chi contro ai suoi nemici
che gli sembrano amici, un danno trama,
tale una rete di sciagure tendere
potrebbe mai, che nessun balzo valga

a superarla? Da gran tempo già
1425questa riscossa dell'antica lotta
m’era prevista - e fosse pur da lungi. -
Ed ora, dove il colpo vibrai, sto:
e ordii la trama, non lo nego, in guisa
ch’egli né fuga né difesa avesse.
1430Gli stringo intorno, come a squalo immensa
rete, la pompa di funerea veste:
lo colpisco due volte: e con due ululi
abbandona le membra: sul caduto
il terzo vibro, e all’Ade sotterraneo,
1435protettore dei morti, il voto sciolgo.
Cosí piombando, l’alma esala: fuori
soffia una furia di sanguigna strage,
e me colpisce con un negro scroscio
di vermiglia rugiada, ond’io m’allegro
1440non men che per la pioggia alma di Giove,
nei parti della spiga, il campo in fiore.
Questi gli eventi. E voi, dunque, allegratevi,
se allegrar vi potete, o vegli d’Argo:
io m’esalto! Libar sopra il cadavere,
1445deh!, si potesse! Giustizia sarebbe,
piú che giustizia! Costui nei suoi tetti,
colmò una coppa d'esecrandi mali:
egli stesso, al ritorno, la vuotò.

CORIFEO

Stupiam che tanto temeraria parli:
1450cosí millanti sul consorte ucciso?

CLITENNESTRA

Mi mettete alla prova, come femmina
sciocca! Io con cuore che non trema, parlo
a chi m’intende. La tua lode e il biasimo
son tutt’uno per me. Questi è Agamènnone
1455mio sposo: un morto: l'opera di questa
mano ministra di giustizia. È tutto.

CORIFEO

Qual tristo cibo nutrito dal suolo
qual filtro attinto dai gorghi del mare
hai tu bevuto, che tanto furore
1460e tante grida di popolo attiri
su te? Colpisti: scannasti: or t'abbomina
la città tutta: sarai messa in bando.

CLITENNESTRA

Ora per me sentenzi il bando, e ch’io
son l’abominio degli Argivi, e il popolo
1465mi maledice: e non rinfacci nulla
a quest’uomo, che piú non valutò
d’una pecora, quando nelle greggi
opulente di lana i capi abbondano,
la figlia sua, la figlia dilettissima
1470della mia doglia, e la sgozzò, perché
placasse i venti della Tracia. Lui
bisognava scacciar da questa terra,
in pena del misfatto. Ma tu badi

solo alle opere mie, t'erigi giudice
1475duro. Bene! Minaccia per minaccia!
Sono pronta. Se tu mi vincerai
con la forza, sarai di me padrone;
ma se il contrario, invece, un Dio dispose,
far giudizio dovrai, sebbene tardi.

CORIFEO

1480Altera pensi, superba favelli;
ma pel misfatto stillante di strage
già la tua mente delira; ma spicca
sopra il tuo viso la macchia del sangue;
ma senza onore, lontana dai cari,
1485colpo per colpo scontare dovrai.

CLITENNESTRA

Odi a tua volta un mio solenne giuro.
Per la giustizia resa alla mia figlia;
per la vendetta; per l’Erinni, a cui
sgozzai quest'uomo, sospetto e paura
1490in casa mia non entrerà, finché
sul focolare mio la fiamma accenda
Egisto, e m’ami, come adesso m’ama.
Egisto è il saldo scudo in cui m'affido. -

Accenna entro la reggia


Eccoli stesi morti: l'uom che fu
1495la mia rovina, la delizia delle
Criseidi d'Ilio; e questa schiava, questa

indagatrice di portenti, e ganza
sua, che spacciava oracoli, e ben ligia
gli entrava in letto, e al fianco suo calcava
1500la tolda della nave. Ah! Ma pagarono
quello che meritavano. Costui
lo vedi bene. E quella, come un cigno,
cantato l'ultimo ululo di morte,
giace anch'essa, la putta; e aggiunge al letto
1505dei miei piaceri un condimento nuovo.




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