< Agamennone (Eschilo)
Questo testo è stato riletto e controllato.
Eschilo - Agamennone (458 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1921)
Terzo canto intorno all'ara
Secondo episodio Terzo episodio



TERZO CANTO INTORNO ALL’ARA


coro


Strofe I
Chi mai scelse il nome d’Elena1,
nome nunzio di sciagura —
fu tal, certo, ora visibile
680prova n’hai, che, la ventura
preveggendo, il dir fatidico
spinse verso verità —
per la donna che a tante contese
fu segno, cui pronube
685fûr l’aste, che, come è palese,
navigli e guerrieri a sterminio
condusse, a sterminio città?
Dai mollissimi velarii,
la guidò gigante Zefiro
690sopra i valichi del mar:
su la pesta non visibile
delle navi che approdavano

al Simèta fitto d’alberi,
695guerrïeri ad una caccia
sanguinosa si lanciâr.


Antistrofe I
Né fu vana quella furia,
ma converse in altri affanni
l’obbrobrioso parentaggio;
700e, col volgere degli anni,
della mensa vïolata
la vendetta esercitò,
e di Giove Ospitale, su quanti
levarono i cantici
705di nozze con voci festanti,
lodâr l’imeneo, che dei generi
sovresse le bocche volò.
Or n’è persa la memoria:
solo intona querimonie
710or di Priamo la città.
Ed impreca fra le lagrime
contro il talamo di Paride
luttuoso, onde fra gemiti
corse in copia il sangue misero
715cittadin per lunga età.


Strofe II
Nella sua casa, il valido
rampollo d’un leone un uomo crebbesi,
slattato appena, ancor delle mamme avido.
Fu mite i primi dí

720di sua vita, e dei parvoli
vago, ed ai vecchi accetto:
fra le lor braccia stretto
vedilo, come cucciolo
pur mo’ nato; e scodinzola
725alla mano che il cibo gli offerí.
 
Antistrofe II
Ma, fatto adulto, l’indole
dei genitori suoi mostra; e, per grazia,
le greggi sgozza, e siede ad un convivio
a cui niun l’invitò.
730Tutta la casa bulica
di sangue: incombe affanno
sui famigliari, e danno
e rovina e sterminio:
tal ministro funereo
735entro la casa, avverso un Dio mandò.

Strofe III
Giungeva or ora alla città di Priamo
come un senso d’immota placida aura,
un cimelio dolcissimo, ricchissimo,
una morbida freccia delle palpebre,
740un fior d’amore che mordeva gli animi.
Poscia, altrove chinandosi,
pose alle nozze luttuoso fine,
compagna, ospite infausta
spinta da Zeus che gli ospiti

745vendica, sui Priàmidi,
pianti di spose a suscitar, l’Erine.

Antistrofe III
Da lungo tempo vige un’antichissima
sentenza fra i mortali: che la prospera
sorte d’un uom, se troppo cresce, genera
750figli, non resta senza prole; e germina
dal gaudio immenso duolo alla progenie.
Da tutti gli altri è vario
il pensier mio. Col volgere del sole
l’opera triste genera
755figli a se stessa simili:
ai letti ove Giustizia
impera, la Fortuna è bella prole.

Strofe IV
E la vetusta Tracotanza genera,
a sciagura degli uomini,
760Tracotanza di giovane
vigor, poi che del nascere
giunse il giorno fatale,
dimonia ineluttabile, invincibile,
empia audacia, che stermina
765le case, a quella simile
ond’essa ebbe natale.

Antistrofe IV
Ma Giustizia risplende anche tra fumide
mura, e onora il pio vivere.

E lo sguardo distoglie
770dai tetti ove si lordano
le mani, e l’oro luce.
E verso il bene volgesi, né venera
il poter di dovizia
lodato contro il merito;
775e tutto al fine adduce.



  1. [p. 274 modifica]Il nome di Elena, interpretato e con etimologia un po’ fantastica, può significare: distruttrice di navi.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.