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Traduzione dal greco di Lorenzo Pozzuolo (1873)
Antichità

AGONE NEL CANTO.

Esiodo.
Omero, germe di Meleto, a cui
L’alto intelletto d’un Iddio fu dato,
Dimmi in prima, che più giovi agli umani.
Omero.
Non aver scettro per gli umani è il meglio,
O avuto appena, traboccare all’Orco,
Esiodo.
Dimmi, ti prego ancor, divino Omero,
Qual credi tu del cor piacer più vivo?
Omero.
Se in braccio a viva gioia è un popol tutto,1

E convivanti in ordine disposti,
Posati a mensa di vivande onusta
Ascoltino un cantor, mentre il pincerna
Schietto liëo dai crateri attinge,
E ai banchettanti ne ricolma i nappi:
Del cor sommo piacer reputo questo.2
Esiodo
I passati, i presenti e i di futuri.
Dimmi, o Musa, mutando obietto al canto.
Omero
Gli scalpitanti corridori intorno
Di Giove all’ara, e di vittoria aneli
Non mai per urto infrangeranno il cocchio.
Esiodo
Si cibàr poscia di bovine carni,
E i destrier le criniere....
Omero
Udîr che molli
Le aveano di sudor sazi di pugna.
Esiodo
E i Frigi fra i nocchieri i più valenti....

Omero
Tolser sul lido ai predator la cena.
Esiodo
L’arco curvo di dosso Ercol si sciolse...
Omero
Onde tutti i giganti al suol distese.
Esiodo
Figlio d’un prode è questi e d’un’imbelle....
Omero
Madre, perchè la guerra odia ogni donna.
Esiodo
Quando i tuoi genitor giacquero insieme....
Omero
Mi vestîr queste carni in molle amplesso.
Esiodo
Appena spoglia del virgineo fiore
Dïana faretrata....
Omero
Un telo trasse
Dal fulgid’arco, e a Callistóe diè morte.

Esiodo.
Ei così vivandaro il giorno intero
Null’avendo...
Omero.
Di proprio: a loro il desco
Imbandì Agamennón duce di prodi.
Esiodo.
Come cenar, nel cenere riarso....
Omero.
Del bove ucciso le bianch’ossa uniro.2
Esiodo.
Così del Simöente al margo assisi....
Omero.
Vegliam rivolti alla città dei Frigi.
Esiodo.
Andiamo a piaggia, gli omeri muniti....
Omero.
Di lunghi giavellotti e acciar con elsa.
Esiodo.
Garzon valenti allor dall’onde irose....

Omero.
Salvâr la ratta prora alacri e pronti.
Esiodo.
Poichè giunsero a Colchi, al rege Eeta...
Omero.
Fuggîr: chè inospitale, empio il trovaro.
Esiodo.
Ma bevuto ed emesso il salso umore....
Omero.
Scioglieano l’ali alla veloce antenna.
Esiodo.
Ma esorava la morte a tutti Atride....
Omero.
Non la morte fra l’onde: e lor dicea....
Esiodo.
Cibatevi, stranier, bevete, niuno
Di voi rieda alle patrie amate piagge ....
Omero.
Oltraggiato da me, ma salvo rieda.
Esiodo.
A questo solo or mi rispondi: quanti

Cogli Atridi partiro Achivi ad Ilio?
Omero.
Cinquanta erano i fuochi; in ciascun fuoco
Cinquanta spiedi, in ogni spiedo infitti
Frusti di carne pur cinquanta: or nove-
Cento per ogni frusto eran gli Achivi.3
Esiodo.
Di Meleto figliuolo, Omer, se caro,
Qual la fama sonò, t’hanno le Muse
Figlie del magno e sommo Giove, or dimmi
In dolci note: che miglior tu credi,
Che peggior per gli umani? udirlo io bramo.
Omero.
Di Dio progenie, Esiodo, a me ben grata
Inchiesta muovi, e volentier rispondo.
Porre un freno a se stesso, ecco il più bello;
Sempre a se stesso compiacere in tutto,
Ecco la cosa più nemica all’uomo:
Se altro da me brami saper, mel chiedi.
Esiodo.
In qual città, fra quai costumi è bella

La vita?
Omero.
Ove abborrito è il turpe lucro,
E onorato il dabbene, ove giustizia
I malvagi colpisce, ove agli Dei,
(Ch’è la prima virtude) alzansi preghi.
Esiodo.
Quand’avviene, che il poco acchiuda il molto?
Omero.
Quando a nobile spirto il corpo è albergo.
Esiodo.
Han giustizia e virtù potere alcuno?
Omero.
Di confortare l’uom nei suoi travagli.
Esiodo.
Che sia saggio un mortale onde saprai?
Omero.
Se conosce il suo stato, e bene ei n’usa.
Esiodo.
Qual più nobile incarco all’uom può darsi?

Omero.
Quello che di perigli è più fecondo.
Esiodo.
Qual è per l’uom felicità verace?
Omero.
Non temere la morte, esserne lieto.4
Esiodo.
Al sorger della Pleiadi Atlantidi
La falce, e al lor cader la stiva impugna.
Elle quaranta notti ed altrettanti
Giorni stannosi ascose; indi a lor volta
Fanno ritorno, allor che i denti arguti
Alla sua falce il mietitore aguzza.
Tali leggi del ciel son pei bifolchi,
Che coltivano campi al mar vicino,
O pingui zolle di profonde valli
Lungi dal mare iroso. In cotai lochi
Ara succinto, semina succinto,
Mieti succinto, e a giusto tempo il tutto.5
Omero.
Agli Aiaci si strinse una falange

Di tai prodi, che Marte e Palla istessa,
Concitatrice di guerrier, l’aspetto
Riverito n’avrian. Quei forti eletti
Attendeano i Troiani e il divo Ettorre.
Era d’aste e di scudi orrida selva:
Schiera stretta con schiera, elmo con elmo,
Fianco con fianco sì che insiem confuse
L’equine chiome sui lucenti coni
Dei cimieri ondeggiar vedevi ai moti:
Sì fitti s’addensâr.6 Fremeano strage
Le lance infeste, ond’era ispido il campo.
Il balenio dell’armi e dei cimieri,
Delle terse loriche e delle targhe
Delle schiere moventisi facea
Barbaglio agli occhi, sì ch’era ben crudo
Chi pago spettator tenesse il pianto.7

Note

  1. [p. 269 modifica]Il passo è tolto al IX dell’Odissea, v. 6 e segg.
  2. [p. 269 modifica]Secondo il Bamesio qui si ha una lacuna ch’egli riempie con un esametro di sua fattura, la cui versione è

    Esiodo.
    Giove allora versò tenero pianto....

    Omero.
    Pel prode figlio, Sarpedon divino.

    Il Göttling non crede vi sia lacuna; crede all’incontro, che la lezione di tutto il passo debba essere la seguente, della quale ecco la versione:

    Esiodo.
    Come cenâr. dal cenere riarso
    Le bianc’ossa raccolsero del morto....

    Omero.
    Figlio di Giove Sarpedon divino.

  3. [p. 269 modifica]È un quesito aritmetico, come si vede. Chi voglia trovarne l’incognita, vedrà, che la cifra è esageratamente grande: esercito sì numeroso è inconcepibile nelle condizioni di quei tempi.
  4. [p. 270 modifica]Ognun s’accorge, che fin qui la sfida non fu ad armi pari. Esiodo propone il quesito, ed è libero nella scelta di esso; Omero all’incontro è nelle condizioni d’un esaminando, e la risposta è vincolata al quesito. In maggiori difficoltà pone Esiodo il suo rivale coll’obbligarlo a compiere un concetto, di cui esso gli dà il principio, ed una sola volta Omero pone Esiodo a tal cimento.
  5. [p. 270 modifica]Brano tolto al poema Lavori e Giorni dal v. del testo 383 al v. 392.
  6. [p. 270 modifica]Brano tolto all’Iliade, lib. XIII, dal v. 126 al v. 133, dove Nettuno eccita i Greci ad affrontare i Troiani.
  7. [p. 270 modifica]Altro brano tolto allo stesso libro XIII dell’Iliade, dal v. 339 al v. 344.

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