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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
AMALIA CHE FFA DA AMELIA
Io compatisco assai chi nun ha intesa
La Bbettini a la Valle. Ah, ssi1 la senti!...
Bbast’a ddì cche sti nobbili scontenti2
Sce3 stanno zzitti come fussi4 in chiesa.
Jer’a ssera,5 a li su’ scontorcimenti,
E in ner vedella su cquer letto, stesa,
Io sciò6 ssudato freddo, e mme sò7 ppresa
La mi’ povera lingua tra li denti.
Sori romani mii, ve do un avviso.
Quella nun è una donna de sto monno:
È una fetta der zanto paradiso.
L’oro? È ppoco pe’ llei. Nun è ppremiata.
Dunque che je daressi?8 Io v’arisponno:
La gujja de San Pietro imbrillantata.
6 ottobre 1835
- ↑ Se.
- ↑ Inurbani, sgarbati.
- ↑ Ci.
- ↑ Fosse.
- ↑ Il 5 ottobre 1835. Beneficiata di lei, che produsse il dramma di Vittorio Ducange intitolato: I tristi effetti di un tardo ravvedimento.
- ↑ Ci ho.
- ↑ Mi sono.
- ↑ Daresti.
Note
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