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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER CONVALISSCENTE
Filiscissima notte a llòr ziggnori.
Come va er zor Cristòfino? ha sfebbrato?
Oh mmanco male, via. E li dolori?
Sia laudato Ggesù ssagramentato!
Se pò entrallo a vvedé?1 Ss’è appennicato?2
Zitto dunque: nò, nnò, stamo cqui ffori;
E vve possi dormì ssenza rimori3
Quìnisci ggiorni e ppiù ttutt’in un fiato.4
Mó, vve lo posso dì, ssora Grigoria:
Io quell’omo l’ho vvisto e nun l’ho vvisto.5
Bbasta, oramai se pò6 ccantà vvittoria.
In zei ggiorni j’ho ffatto tre nnovene,
Dua a la Madonna e una a Ggesucristo.
Ma llòro poi se sò7 pportati bbene.
8 ottobre 1835
- ↑ Si può entrare a vederlo?
- ↑ Appennicarsi è “addormentarsi leggermente: assopirsi.„
- ↑ Romori.
- ↑ Tutti di seguito.
- ↑ L’ho veduto in gran pericolo.
- ↑ Si può.
- ↑ Si sono.
Note
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