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Non è più, qual si crede,
Quel faretrato arciero,
4Che saettando va.
Sotto mentito aspetto
Fa da mendico in terra,
E chiede il poveretto
8Per via la carità.
Io l’ho testè trovato;
E il furfantel ridea,
Chè così trasformato
12Credea celarsi a me.
L’ali deposte aveva,
E senza strali ed arco
Famelico moveva
16II vagabondo piè.
Lasciava errare incolto
L’oro dei biondi crini
E mal in cenci avvolto
20II fianco trasparir.
Non volli per Amore
Io ravvisarlo, e il volli,
Accorto osservatore
24E tacito, seguir.
La dea de la foresta
Dovean quel dì nel tempio
Ninfe e pastori in festa
28Raccôrsi a celebrar.
Del tempio in su le soglie
Si pose Amor da tutte
Sotto le nuove spoglie
32Conforto ad implorar.
Pregò la bianca Fille;
Che altrove superbetta
Le lucide pupille
36Rivolse e non l’udì.
Pregò la bionda Nice,
Che ai prieghi non si mosse;
Ma pur de l’infelice
40Qualche pietà sentì.
A la sdegnosa Irene
Tirò l’azzurra gonna:
Fermolla, e le sue pene
44Non le volea tacer.
Ma fu, qual importuno,
Ripreso e risospinto,
Senza soccorso alcuno
48Da la scortese aver.
Tese la mano bella
A la vezzosa Aurisbe,
Che al viso a la favella
52Sospesa si fermò.
A consolarlo forse
Pendea col cor pietoso:
Pria sola esser s’accorse,
56Nè sola farlo osò.
Piangea sì derelitto
Lo sventurato dio,
Dicendo: ‘ E qual delitto
60Tanto soffrir mi fa?
Tenero fanciullino,
Vedovo d’ogni bene,
Perchè del mio destino
64Non posso far pietà? ’
Quando fra i suoi languori,
Fra i mesti suoi lamenti,
Ecco la bella Dori;
68Ecco opportuna vien:
Dori che ne’ bei lumi
Porta celeste foco,
E somigliante ai numi
72Un’alma porta in sen.
Amor per man la prende,
E nuovi preghi adorna:
Ella l’inganno intende
76E parla a lui così:
‘ Per qual mio fato avverso,
Bel figlio di Ciprigna,
Così da te diverso
80Ti veggo in questo dì?
Sincero mi rispondi,
Furbetto Amor: ah dimmi,
Perchè così t’ascondi?
84Che tenti, che vuoi far? ’
‘ Intesi,’ egli ripiglia,
‘ Fra l’arti esser nel mondo
Felice a meraviglia
88Quella di mendicar.
Intesi che fortuna
Al domandar non manca;
Niegano cento, ed una
92Vinta concede al fin.’
Allor Dori sorrise,
E replicò: ‘ Deponi
Le ignobili divise,
96Amabil fanciullin.
Rimetti l’ali al tergo,
Al fianco la farètra,
E nel mio fido albergo
100Seguimi, non temer.’
Tacque, e a l’amico nume
Dori di sua beltade
Tutta nel pieno lume
104Allor si fe’ veder.
Mirolla, e in un momento
Riprese i suoi sembianti,
E d’ubbidir contento
108Amore un dio tornò;
E le materne forme
Tutte si vider in lei,
Chè più le sue bell’orme
112Abbandonar non può.