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Già già sentendo all’auree
Briglie allentar la mano
Correan d’Apollo i fervidi
4Cavalli all’oceano.
Me i passi incerti trassero
Pel noto altrui cammino,
Che alla città di Romolo
8Conduce il pellegrino.
Dall’una parte gli arbori
Al piano suol fann’ombra,
L’altra devoto portico
12Per lungo tratto ingombra.
La tua, gran padre Ovidio,
Scorrea difficil arte,
Pascendo i guardi, e l’animo
16Sulle maestre carte;
Quando improvviso scossemi
L’avvicinar d’un cocchio,
E ratto addietro volgere
20Mi fece il cupid’occhio.
Su i piè m’arresto immobile,
E il cocchio aureo trapassa,
Che per la densa polvere
24Orma profonda lassa.
Sola su i drappi serici
Con maestà sedea
Tal che in quel punto apparvemi
28Men donna assai che Dea.
Più bello il volto amabile,
Più bello il sen parere
Fean pel color contrario
32L’opposte vesti nere.
Tal sul suo carro Venere
Forse scorrea Citera,
Da poi che Adon le tolsero
36Denti d’ingorda fera.
La bella intanto i lucidi
Percote ampi cristalli;
L’auriga intende, e posano
40I docili cavalli.
Tosto m’appresso, e inchinomi
A quel leggiadro viso,
Che s’adornò d’un facile
44Conquistator sorriso.
Amor, di tua vittoria
Come vorrei lagnarmi?
Chi mai dovea resistere,
48Potendo, a tue bell’armi?
In noi t’accrebbe imperio
La destra man cortese,
Che mossa dalle Grazie
52A’ baci miei si stese.
Risvegliator di zefiri
Ventaglio avea la manca,
Onde solea percotere
56Lieve la gota bianca.
Ne’ moti or lenti, or rapidi,
Arte apparía maestra;
Lo Spettator dell’Anglia
60Così le belle addestra.
O man, che d’Ebe uguagliano
Per lor bianchezza il seno,
Ove fissando allegrasi
64Giove di cure pieno.
Forse sì fatte in Caria
Endimíon stringea,
Quando dal carro argenteo
68Diana a lui scendea.
Quei vaghi occhi cerulei
Movea frattanto Amore;
Rette per lui scendevano
72Le dolci note al core.
Come potrei ripetere
Quel ch’ a me udir fu dato?
Dal novo foco insolito
76Troppo era il cor turbato.