< Amori (Savioli)
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IV - La Solitudine
III - Il Mattino V - Il Destino


Lascia i sognati Demoni
     Di Falerina, e Armida;
     Porgi l’orecchio a storia
     4Più antica, e meno infida.
     
Sparta, severo ospizio
     Di rigida virtude,
     Trasse a lottar le vergini
     8In sull’arena ignude.
     
Non di rossor si videro
     Contaminar la gota:
     È la vergogna inutile,
     12Dove la colpa è ignota.

Fra padri austeri immobile
     La gioventù sedea,
     E sconosciuto incendio
     16Per gli occhi il cor bevea.
     
Ma d’oro, o d’arti indebite
     Preda beltà non era:
     Sacre alla patria, dissero:
     20Per lei combatti, e spera.
     
Grecia tremò: vittoria
     De’ chiesti amor fu lieta;
     Premio gli estinti ottennero
     24Di lagrima segreta.
     
Chi v’ha rapito, o secoli
     Degni d’eterna lode?
     Tutto svanì. Trionfano
     28Fasto, avarizia, e frode.

Fuggiamo, o cara, involati
     Dalla città fallace:
     Meco ne’ boschi annidati,
     32Chè sol ne’ boschi è pace.
     
Remoto albergo spazia
     Su i colli, e al ciel torreggia:
     Certo invecchiò Penelope
     36In men superba reggia.
     
Là Ciparisso ad Ecate
     Sacro le cime innalza:
     Là densi abeti crescono
     40Ombre d’opposta balza.
     
L’arbore ond’ arse in Frigia
     La Berecintia Diva
     Contrasta al vento: ei mormora,
     44E i crin parlanti avviva.

Un antro solitario
     Nel tufo apriron l’acque,
     Forse che a’ dì più semplici
     48Fu rozzo, e rozzo piacque.
     
Il vide arte, e sollecita
     Vi secondò natura:
     Teti di sua dovizia
     52Vestì le opache mura.
     
Onde argentine in copia
     Dalla muscosa conca
     Versa tranquilla Najade
     56Custode alla spelonca.
     
Spesso la Cipria Venere
     Ne’ spechi ermi s’assise,
     Quando del ciel dimentica
     60Seguía pei monti Anchise.

Il vide, amollo, e supplice
     Furtive nozze offerse:
     Fornir l’erbette il talamo,
     64Un elce il ricoperse.
     
Sui gioghi Idalii crebbero
     Cento vergate piante,
     E le fortune apparvero
     68Dell’indiscreto amante.
     
Ah se di gioja insolita
     È frutto un tanto errore,
     Ricusi alle mie lagrime
     72Gli estremi doni Amore.
     
Vieni: te vuoti aspettano
     Da cure i dì beati:
     Te pure notti e placide,
     76Madri di sogni aurati.

Se i tuoi desir secondano
     Le facili speranze . . . . .
     Ma taci? ohimè tu mediti
     80Veglie, teatri, e danze.
     
O Gallo, o tu di Druidi
     Un tempo orrendo gioco,
     Esca infelice e credula
     84D’un esecrato foco,
     
Tu regni, e ai ciechi popoli
     È legge il tuo costume:
     Cangi, e a tua voglia cangiano
     88In lui le belle un Nume.
     
Ha tua mercè l’imperio
     Su i cor ragion perduto:
     Per l’arti tue Proserpina
     72Saría rapita a Pluto.

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