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Aripíjemesce La bbella Ggiuditta
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

AR TENENTE DE LI SCIVICHI

     Sor uffizziale mio, nun v’inquietate,
Venita cquà, ssentite la raggione:
Perchè ffà ssanguemmerda a ssciabbolate
Si ppotemo1 aggiustasse2 co’ le bbone?

     Cuanno trenta maggnère3 ho aripescate
Pe’ ddà ar prossimo nostro der cojjone4
E cchì ciaripensava5 ar battajjone
Che voi, co’ riverenza, commannate?

     Ma mmó c’ar trentunesimo c’ho ttrovo6
Ve vienite a llaggnà com’e cquarmente
Cuelle cose che ddico nu le provo;

     S’arimedia cór cazzo:7 nun è ggnente.8
Ve darò ppe’ ccojjone un nome novo,
E ssarà er trentadua: dite Tenente.


Roma, 12 ottobre 1831 - D’er medemo

  1. Se possiamo.
  2. Aggiustarsi.
  3. Maniere.
  4. Vedi il sonetto che principia: Sonaji, pennolini, ggiucareli.
  5. Ci ripensava.
  6. Trovato.
  7. Si rimedia col nonnulla.
  8. Niente.

Note

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