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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836
AR ZOR ABBATE MONTANELLA1
La vò ssenti la gran notizzia? Aspetti.
Dimenica ventuno de frebbaro
È nnato a ttredisciora, a ggiorno chiaro,
Un pupetto ar zor Giachemo Ferretti.
Lei nun pò ffasse2 idea si cquanto è ccaro
Co cquella bbocchettuccia e cquell’occhietti,
E cquelle guance uguale3 a ccusscinetti,
E cquer culetto che ppare un callaro.4
Luneddì a ssera poi er zor Piovano,
Tra un monno5 de confetti e dde ggelati,
Lo chiamò Ggiggio6 e lo fesce cristiano.
Ce sò stati sonetti? Ce sò stati.
Chi ffu er compare? Er zor Giggio Cassciano.
E mmo er pupo che ffa? Zzinna7 a Ffrascati.
22 marzo 1836
<!-1 2 Non può farsi. 3 Eguali. 4 Una caldaia. 5 Un mondo, una quantità grande. 6 Luigi. 7 Sta poppando. -->
- ↑ Il dottissimo abate Montanelli, ex-religioso dell’ordine de’ predicatori. Gli fu spedito questo sonetto a Vienna.
- ↑ Non può farsi.
- ↑ Eguali.
- ↑ Una caldaia.
- ↑ Un mondo, una quantità grande.
- ↑ Luigi.
- ↑ Sta poppando.
Note
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