Questo testo è incompleto.
L'omo de monno Ar zor abbate Montanella
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

ER REGAZZO IN ZENTINELLA

     Embè? vviengo, sì o nnò? M’opri, Luscia?
Nun te chiedo antro1 che sta vorta sola.
Che ppaur’hai? te dico una parola
In piede in piede e mme ne torno via.

     Tìreme2 er zalissceggne3 Luscïola;
Sbrìghete, che mmommó4 è la vemmaria
Der giorno, e ll’arba5 ce pò ffà6 la spia.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

     Come?! è ppeccato er parlà da viscino?
Oh ttu, ccristiana mia, sei mórto7 addietro,
E cconfonni accusì ll’acqua cór vino.

     Si8 ttu cchiudi a ddispetto der Vangelo
La tu’ porta ar tu’ prossimo, san Pietro
Te serrerà ppoi lui quella der celo.

20 marzo 1836

  1. Altro.
  2. Tirami.
  3. Il saliscendo.
  4. Or ora.
  5. L’alba.
  6. Ci può fare.
  7. Molto.
  8. Se.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.