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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Vincenzo Leonio
IX1
Archimede non già, Fidia, nè Apelle
Quest’arti illustri, e vaghe a noi concesse,
Che sann’in legni, in marmi, o in lini espresse
Di Natura imitar l’opre più belle;
5Creolle il Fabbro eterno, e al Mondo dielle
Quando nell’Uom sua grande imago impresse,
Fermò nell’aria il suol, le sfere eresse,
E in Terra i fior dipinse, e in Ciel le stelle.
Or non dovranno de’ Mortali a’ sensi
10Oggetto offrir, che non sia onesto, e pio,
E quale all’alta origin lor conviensi.
Che se ad altro lavor cieco desìo
Muove la man; sorga la mente, e pensi,
Che il primo Autor di sì bell’arti è Dio.
- ↑ La Pittura, e la Scultura, e l’Architettura debbono conformarsi alle regole della moral Flosofia, e della vera Religione.
Note
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