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XVIII
BENEDETTO CASTELLI1
L’adulazione mercenaria di parecchi letterati ha fatto brutto servizio agli elogi. Per essa queste forme oratorie, destinate ad onorare la sapienza, l’amor della patria e tutte le altre virtú civili, sono oggimai cadute in discredito presso molti. Quante volte la parola «elogio» sveglia in capo a chi l’ascolta un’idea a cui di necessitá tengono compagnia altre idee schifosissime! Ma, come la spada non è infame se non quando la impugnano i traditori, così l’elogio può essere santo se scritto con santa intenzione.
Non va confuso cogli ordinari scrittori d’elogi chi recita e stampa le lodi d’un povero fraticello morto censessantacinque anni fa, chi con esse non mira a lusingare di rimbalzo la vanagloria viva e pagante d’un qualche discendente della famiglia onde emerse quel povero fraticello lodato. E però noi volentieri ci congratuliamo col signor dottore Sisto Tanfoglio dell’elogio letto da lui, sono tre anni, in un’adunanza dell’Istituto, e pubblicato ora colle stampe di Brescia. L’umile ma famoso monaco, di cui egli pigliò a parlare, meritava un encomio che fosse dettato dalla riverenza spontanea, non comandato dall’opportunitá di guadagnarsi un fautore. Colla sua intenzione ingenua il signor Tanfoglio pare a noi che abbia corrisposto degnamente al merito ingenuo di Benedetto Castelli.
Nella orazione che annunziamo poco ci viene detto delle particolaritá della vita, e molto degli studi di questo celebre matematico. «Nacque in Brescia nel 1577 da famiglia patrizia, ed ebbe a genitori Giambattista e Daria Castelli. Di diciotto anni si spartì dagli uomini, facendo voto di monacato in San Faustino di Brescia». Fu in Padova discepolo del Galileo, a cui si strinse di tenace amicizia. Fu professore di matematiche in Pisa. Nel 1628 andò a Roma, chiamatovi da Urbano ottavo, «che gli doppiò lo stipendio e lo dichiarò suo primo matematico. In Roma pubblicò la prima volta l’aureo trattato Della misura delle acque correnti»; ed ivi mori nel 1644.
È noto che Benedetto Castelli fu il primo che applicasse alle dottrine idrostatiche le geometriche, e che riducesse a scienza certa ciò che prima era abbandonato alla pratica. «Legislatore ed ordinatore supremo de’ fiumi e de’ torrenti», il Castelli dettò teorie idrostatiche, che servirono di base a tutte le teorie posteriori; e, se ad altri vuolsi dare il vanto d’avere perfezionate ed ampliate siffatte dottrine, a lui non può negarsi quello di averne trovati i primordi: il che non è poco indizio di vigoria d’intelletto.
Il signor Tanfoglio spiega, per quanto lo comporta la brevitá del suo discorso, queste ed altre dottrine ed esperienze praticate dal Castelli, e sulla bontá di esse fonda le ragioni della lode che gli va tributando. L’orazione sua riesce un lavoro piú scientifico che letterario; e tale, a dir vero, lo voleva la natura dell’argomento. Non inviteremo dunque i nostri lettori a considerarla dal lato letterario, parendoci ch’essa abbia un merito piú deciso guardandola dall’altro lato, e ravvisando in essa l’espressione dell’animo di un giovine studioso che loda ciò che l’intima persuasione gli suggerisce di lodare.
Grisostomo.
- ↑ Elogio di Benedetto Castelli bresciano di Sisto Tanfoglio, dottore in filosofia e matematica ecc. ecc., Brescia, 1S19, presso Nicolò Bettoni e soci.