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9. Io mi credeva troppo ben l’altrieri
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Io mi credeva troppo ben l’altrieri
     Ricoverato1 aver mia libertate:
     Rotti aveva i legami e ispezate
     Le porte e ingannati i prigionieri2,
     E come per salvatichi sentieri5
     Fuggiva forte e per vie disusate;
     Ma la sventura, che le mia pedate
     Seguiva, fece vani i mia pensieri.
Perciò ch’Amor, d’ond’io non avisai3,
     Vedendo mi rinchiude4 e le sua armi10
     Ver me drizando gridò: — Tu se’ giunto!

     O fuggitivo servo, ove ne vai? — .
     E rider e ’l prender me e rilegarmi
     E darmi a’ sua ministri5 fu in un punto.

  1. «Ricuperato.»
  2. «I custodi della prigione,» che saranno le varie personificazioni indicate nel son. precedente, vv. 3-4.
  3. «Venendomi contro da una parte alla quale io non avevo posto mente.»
  4. «Mi preclude la via.»
  5. Che saranno, fuor di metafora, gli occhi. Si osservi l’efficace rappresentazione di questa viva scenetta, pregevole per la felice rispondenza del reale al figurato.


Note

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