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8. Gli occhi, che m’ànno il cor rubato e messo
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Gli occhi, che m’ànno il cor rubato e messo
Nella prigion d’Amore e lì legato,
Disio e Gelosia ànno mandato
E Speranza e Paura a star con esso1;
Le quale, a lui tenendosi da presso,5
Or tristo el fanno e or parer beato,
Or arder tutto e or tutto gelato,
Or pianger or cantare, e quest’è spesso2.
Onde il girato in così fatti stremi3
Forte si duole per tal offensione,10
Grida mercé, e, perché nulla vale,
Alzato à vela e posto mano a’ remi
Più volte già per uscir di prigione:
Ma tosto al vol li son strappate l’ale4.
- ↑ Il cuore.
- ↑ Per quest’avvicendarsi di stati d’animo contraddittori cfr. particolarmente i sonetti XXIV e LXVIII.
- ↑ Sempre il cuore.
- ↑ «Gli è reso impossibile l’uscire di prigionia.»
Note
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