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LIII. Dentro dal cerchio, a cui intorno si gira
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LIII.


Dentro dal cerchio, a cui intorno si gira1
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  1. Questo miserrimo frammento è riferito nella trascrizione, lasciataci dallo stesso Boccacci in un suo celebre zibaldone autografo, della lettera ch’egli diresse, in data del 3 aprile 1339, a Carlo d’Angiò duca di Durazzo. Il sonetto (è da intendere che tale fosse il componimento, cui l’autore chiama ‘parvus et exoticus sermo caliopeo moderamine constitutus’, ‘caliopeus sermo’) lamentava dolori amorosi, da riconnettere probabilmente allo sdegno della Fiammetta, onde si parla in altri sonetti (cfr. qui, p. 81, n. 2); questo noi ricaviamo dalle parole della epistola, in cui sono rammentate l’avversità della dea Ramnusia (la fortuna) e la crudeltà di un’importuna passione erotica. È poi da osservare che la data, certa, della poesia di cui trattiamo è la medesima che per altra via abbiamo potuto determinare occupandoci del son. XLVII.


Note

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