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LV. Fuggano i sospir mei, fuggasi il pianto
Rime - LIV Rime - LVI

LV.


Fuggano i sospir mei, fuggasi il pianto,
     Fugga l’angoscia e fuggasi el disio
     Che avuto ò di morir; vada in oblio
     Ciò che contra ad Amor già pensai tanto;
     Torni la festa, torni el riso e ’l canto,5
     Torni gli honor devuti al signor mio,
     Li meriti del qual àn facto ch’io
     Aggia la gratia bramata cotanto.

Lo sdegno1, el qual a torto me negava
     El vago sguardo degli occhi lucenti,10
     Coi qual Amor mi prese, è tolto via;
     E quel saluto, ch’io più desiava,
     Con humil voce e con acti piacenti
     Pur testé mi rendé la donna mia.

  1. Quello, per certo, di cui si parla in alcuni dei sonetti precedenti (cfr. p. 81, n. 2).


Note

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