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LVI. Se quel serpente che guarda il thesoro
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LVI.


Se quel serpente che guarda il thesoro1,
     Del qual m’à facto Amor tanto bramoso,
     Ponesse pur un poco el capo gioso,
     Io crederrei con un sottil lavoro
     Trovar al pianto mio alcun ristoro:5
     Né in ciò sarebbe il mio cor temoroso,
     Come che già, in punto assai dubbioso,
     E’ mi negasse il promess’adiutoro.
Ma pria Mercurio chiuderà que’ d’Argo2
     Cantando di Syringa, che ’n que’ due10
     Io possa metter somno col mio verso;
     Et prima nelle lagrime, ch’io spargo,
     Morendo adempierò le voglie tue,
     Crudel Amor, ver me fiero et perverso!

  1. Il marito della Fiammetta? Mi par più che probabile.
  2. Gli occhi d’Argo: cfr. V, 1-2.


Note

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