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XC. Era ’l tuo ingegno divenuto tardo
Rime - LXXXIX Rime - XCI

XC.


Era ’l tuo ingegno divenuto tardo,
     Et la memoria confusa et smarrita,
     Et l’anima gentil quas’invilita
     Driet’al riposo del mondo bugiardo;
     Quando t’accese ’l mio vago riguardo5
     Et suscitò la virtù tramortita,
     Tanto ch’io t’ò condocto ove s’invita
     Al glorioso fin ciascun gagliardo.
In te sta el venir, se l’intellecto
     Aggiungi, driet’a me, che la corona10
     Ti serbo delle frondi tanto amate1.
     Che farai? vienne! — mi dice nel pecto
     La donna per la quale Amor mi sprona2:
     Et io mi sto, tant’è la mia viltate.

  1. L’alloro.
  2. Ed è, qui, la Poesia, come comporta la promessa della laurea. La stessa figurazione è rappresentata come una nimpha, e ancora in atto d’invitare a sé lo scrittore, nel sonetto seguente.


Note

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