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XVII. Spesso m’advien ch’essendom’io raccolto
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XVII.


Spesso m’advien ch’essendom’io raccolto
     Co’ miei pensier partito1 dalla gente,
     Senza d’onde veder2, nella mia mente
     Sen vien colei nel cui celeste volto
     La mia salute sta, et che, disciolto,5
     Ne’ legami d’amor soavemente
     Con gli occhi sua mi pose, et lietamente
     A sé tir’ ogni spirto altrove volto.

Poi ragionand’a llor fa riguardare
     La sua virtù la bellezza e ’l valore,10
     De’ quai più ch’altra l’à dotata dio;
     D’ond’un piacer mi nasce, el qual mi pare
     Che rechi seco ciò che puote Amore,
     Et sol accenda a ben far il disio.

  1. «Lontano.»
  2. «Senza ch’io veda d’onde viene.»


Note

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