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La porpora La vesta (1833)
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

CHI HA FFATTO, HA FFATTO

     Non piussurtra,1 Anna mia: semo a lo scorto:2
È spiovuto er diluvio de confetti.
Ecco li schertri3 a ddà a li moccoletti
L’urtimo soffio.4 Er carnovale è mmorto.

     Già ssona er campanon de lo sconforto,5
E ggià st’acciaccatelli6 pasticcetti7
Vanno a ccasa a ordinà li bbrodi stretti
D’orzo, ranocchie, e ccicorietta d’orto.

     E ccurri, e bballa, e bbeve, e ff...., e bbascia!
Ggià ssò ttutti scottati: ma stasera
Da la padella cascheno a la bbrascia.8

     Domani è la manguardia9 de le messe
Co la pianeta pavonazza e nnera,
Domani ar Mementò-cchià-ppurvissesse.10

Roma, 17 gennaio 1833


Note

  1. Non plus ultra.
  2. Siamo al fine.
  3. Carabinieri pontifici, successori dei gendarmi francesi, chiamati scheletri dal popolo, a cagione degli alamari bianchi che, sul principio della loro instituzione, portavano attraverso al petto.
  4. [Perchè i carabinieri, un' ora dopo l'avemmaria dell'ultima sera di carnevale, dovevano impedire la prosecuzione di tutti i divertimenti, compresi i moccoletti, ed eccettuati i teatri e le feste di ballo, che però dovevano cessare prima della mezzanotte.]
  5. L’ultima sera di carnevale, all’un’ora di notte, principia a suonare la campana che avverte il popolo della predica del giorno seguente, e così continua per tutta la quaresima.
  6. Infievoliti.
  7. Zerbini.
  8. Proverbio, dinotante “andare di male in peggio„.
  9. Vanguardia. Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte
  10. “Memento homo, quia pulvis es„, etc.

Note

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