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CLARINA
Sotto i pioppi della Dora,
Dove l’onda è più romita,
3Ogni dì, su l’ultim’ora,
S’ode un suono di dolor. —
È Clarina, a cui la vita
6Rodon l’ansie dell’amor.
Poveretta! di Gismondo
Piange i stenti, a lui sol pensa. —
9Fuggitivo, vagabondo
Pena il misero i suoi dì;
Mentre assunto a regal mensa
12Ride il vile che il tradì. —
Già mature nel tuo seno,
Bella Italia, fremean l’ire;
15Sol mancava, il dì sereno
Della speme; — e Dio ’l creò:
Di tre secoli il desire
18In volere Ei ti cangiò.
Oh ventura! e allo straniero,
Che il piè grava sul tuo collo,
21Pose il buio nel pensiero,
La paura dentro il cor;
Come vittima segnollo
24Al tuo vindice rancor.
Gridò l’onta del servaggio:
Siam fratelli; all’arme! all’arme!
27Giunta è l’ora in cui l’oltraggio
Denno i Barbari scontar.
Suoni Italia in ogni carme
30Dal Cenisio infino al mar.
— Tutti unisca una bandiera —
Fu il clamore delle squadre,
33D’ogni pio fu la preghiera,
D’ogni savio fu il voler;
D’ogni sposa, d’ogni madre
36Fu de’ palpiti il primier. —
E Clarina al suo diletto
Cinse il brando; e tricolore
39La coccarda sull’elmetto
Di sua man gli collocò:
Poi soffusa di rossore,
42Con un bacio il congedò.
Ma indiscreta sul bel volto
Una lagrima pur scese:
45Ei la vide; e al ciel rivolto
Diè un sospiro e impallidì: —
E la vergine cortese
48Il guerriero inanimì:
«Fermi sieno i nostri petti;
Questo il giorno è dell’onore:
51Senza infamia a molli affetti
Ceder oggi non puoi tu.
Ahi! che giova anco l’amore
54Per chi freme in servitù?
«Va, Gismondo e qual ch’io sia,
non por mente alle mie pene.
57Una patria avevi in pria
Che donassi a me il tuo cor:
Rompi a lei le sue catene,
60Poi t’inebria dell’amor.
«Va, combatti; — e nei perigli
Pensa, o caro, al dì remoto
63Quando, assiso in mezzo ai figli,
Tu festoso potrai dir:
Questo brando a lei devoto,
66Tolse Italia dal servir.» —
Poveretta! — E tutto sparve!
I patiboli, le scuri
69Di sua mente or son le larve,
La fallita Libertà,
L’armi estranie, i re spergiuri,
72E d’Alberto la viltà.
Lui sospinto avea il suo fato
Su la via de’ gloriosi;
75Ma un infame il sciagurato
Ne preferse; e in mano ai re
Diè la patria, e i generosi
78Che in lui posta avean la fè.
Esecrato, o Carignano,
Va il tuo nome in ogni gente!
81Non v’è clima sì lontano
Ove il tedio, lo squallor,
La bestemmia d’un fuggente
84Non ti annunzi traditor.
E qui in riva della Dora
Questa vergine infelice,
87Questo lutto che le sfiora
Gli anni, il senno e la beltà,
Su l’esosa tua cervice
90Grida sangue — e sangue avrà.
Qui Gismondo il dì fatale,
Scansò l’ira de’ tiranni;
93Di qui mosse; — e il tristo vale
Qui Clarina a lui gemè;
E qui a pianger vien gli affanni
96Dell’amante che perdè.
Più fermezza di consiglio
Ahi! non ha la dolorosa!
99Fra le angustie dell’esiglio
Lunge lunge il suo pensier
Va perduto senza posa
102Dietro i passi del guerrier.