Questo testo è stato riletto e controllato.
O de le umane brame Di che stupido t'ammiri
Questo testo fa parte della raccolta Bernardo Morando

XVIII

PER MONACAZIONE

Alla monacanda vengono presentati una facella, un giglio,

una palma, una corona di spine e una croce

Facella
     Dai tenebrosi orrori
del mondo rio fallace
spingiti, o saggia, fuori;
ecco del ciel la face,
che con interna luce
da l’abisso de l’ombre al ciel t’adduce.
Giglio
     Ne’ giardini del cielo
dal sommo Sol nodrito
su non caduco stelo
un giglio, ecco, t’addito,
onde al candor de’ gigli
con virgineo candor ti rassomigli.
Palma
     Pugna con core invitto,
amazone di Dio;
per te cada sconfitto
nemico il senso rio;
vinci; sembianza è questa
de la palma ch’in cielo il ciel t’appresta.
Corona di spine
     Di momentanee rose
altra il crin faccia adorno;
tu di spine dogliose
cingi le tempie intorno,
ché vedrai da le spine
rose di gloria germogliarti al crine.

Croce
     Ecco il tronco fiorito,
ove il fior nazareno,
dai rai d’amor ferito,
aprí languido il seno;
vieni, ed il tronco e il fiore
ti spunti al seno e ti s’alligni al core.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.