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DELLA NUMISMATICA
COME SCIENZA AUTONOMA1
Nel prendere a parlare dinanzi a così scelto uditorio, io non saprei, anche volendo, nascondere la trepidazione che m’invade e che soltanto la vostra benevolenza potrà incoraggirmi a superare.
Chè la mia trepidazione non ha per unico e passeggero motivo la naturale esitanza di chi sta per presentare al giudizio del pubblico le proprie idee, i propri convincimenti, e, giunto a quest’istante solenne che è come il limite fra il mondo della meditazione e il mondo della realtà, dubita ad un tratto di sè e teme che l’edificio da lui costruito non abbia solide basi e possa essere rovesciato dal primo soffio di vento. Ben più grave e durevole motivo si aggiunge a rendermi peritoso e titubante, poichè, nell’intraprendere questo corso, all’intimo sentimento della pochezza delle mie forze si associa in me un’aspirazione che altri potrebbe forse rimproverare di incomportabile audacia.
Mentre infatti, da una parte, non è ch’io presuma di poter trattare della Numismatica quale scienza ausiliaria o ramo dell’Archeologia, come è stato fatto talvolta, benchè raramente, da qualche cattedra universitaria, e in questa stessa Accademia, con tanta dottrina, per opera di un chiaro scienziato di cui tuttora si lamenta la perdita; mentre, ripeto, non è già ch’io presuma di poter assurgere a tale altezza nel mio insegnamento, d’altra parte mi accingo ad un’impresa di cui non mi conforta esempio nè fra noi nè, ch’io mi sappia, fra gli stranieri, talchè mi assale alcuna volta il dubbio tormentoso ch’io persegua un vano sogno della fantasia.
Vorrei, — ed è qui appunto ch’io tremo di essere giudicato personale ed immodesto, quando invece non combatto che per un’idea, — vorrei che la Numismatica, in luogo di essere ancella, vivesse di vita propria, vorrei renderla indipendente, vorrei conquistare per questa Cenerentola il posto da eguale che, secondo me, le compete di pien diritto al banchetto delle scienze.
Difficile impresa, a dir vero, quando è innegabile che la Numismatica, — benchè, sotto la forma estrinseca della passione di raccogliere, di formare collezioni, e quasi sempre soltanto per diletto, sia coltivata dappertutto e da un numero straordinario di persone d’ogni età, d’ogni ceto, d’ogni cultura, — nel suo complesso e nella vera sua essenza scientifica é quasi sconosciuta, o peggio ancora misconosciuta, al punto da riuscire ai più, per dirla col poeta delle Ricordanze, un
“nome strano, e spesso |
quasichè non potesse trattarsi che di un insulso perditempo.
Difficile impresa anche, quando si ponga mente alla circostanza che il dominio della Numismatica consta, per così dire, di cento e cento sparse Provincie, le quali nessuno si cura di radunare in un corpo solo, perchè da un lato la sterminata quantità dei monumenti suggerisce spontanea la convenienza di limitarsi ad una classe particolare, dall’altra lo studio dei monumenti medesimi è spesso considerato come mezzo, non come scopo, ed è diretto quindi soltanto alla illustrazione storica, artistica od economica di un dato periodo, di un dato paese.
Difficile impresa infine, quando si rifletta che nella Numismatica è quasi impossibile il separare la teorica dalla pratica, anzi, separandola, si incorre in gravissimi pericoli, si rischia di architettare deduzioni e sistemi campati in aria, perchè il punto di partenza, il punto essenziale, l’autenticità dei monumenti, checché se ne dica, rimane di spettanza della pratica. Udii una volta un arguto scienziato straniero dichiarare che a proposito di Numismatica è lecito parlare di tutto. Questa frase, sotto una forma paradossale, racchiude una grande verità. A quel modo che le notizie staccate e le rappresentazioni dei monumenti numismatici si trovano spesso disseminate in libri nei quali a nessuno cadrebbe in mente di doverle rintracciare, così la nostra disciplina si avvantaggia di nozioni attinte ad ogni ramo dello scibile, e si piega docilmente ad ogni applicazione, talché spesso, nelle dissertazioni numismatiche, vediamo che lo scrittore dopo un breve accenno o dopo la semplice pubblicazione del monumento, si diffonde non solo in considerazioni ed in commenti d’indole storica, biografica artistica od economica, ma in digressioni d’ogni fatta sino quasi a perdere di vista il punto di partenza È quindi tanto più necessario, è indispensabile anzi che questo punto di partenza, cioè, ripeto, l’autenticità, e (aggiungo) la retta interpretazione del monumento, sia fuor d’ogni contestazione; e a tale scopo la scienza pura non basta, si richiede assolutamente il concorso della pratica.
Nel mio insegnamento, dovrei tentare adunque, innanzi tutto, di sgombrare i pregiudizi che annebbiano la Numismatica e impediscono di ammirarne con precisione le nobili fattezze; in secondo luogo, di comporre ad unità, almeno nelle linee generali, le sparpagliate frazioni del suo territorio; da ultimo, di contemperare armonicamente la teorica colla pratica, evitando gli scogli dell’astrazione e dell’empirismo.
Ora, questo sarebbe già un grave incarco se si trattasse di una sola fra le partizioni della Numismatica, se si trattasse per es. delle sole monete della Magna Grecia, o delle sole monete italiane del Medio Evo, o delle medaglie del Rinascimento, ecc. Quando infatti ci avviciniamo ad una delle grandi partizioni della Numismatica, la vediamo risolversi in altre divisioni, suddivise alla loro volta in serie copiosissime, in un nugolo di varietà, che sembrano sfuggire, nonché alla sintesi, alla possibilità d’esame.
Ma immaginatevi quale portentoso materiale di studio abbracci la intera Numismatica, i cui monumenti risalgono non interrotti, e diffusi per tutto il mondo civile, dai giorni nostri sino al settimo secolo almeno avanti l’Êra Volgare!
Pensate che oltre alle innumerevoli monete greche e di tutto l’Oriente ellenico, alle monete degli altri antichi popoli d’Asia, d’Europa e d’Africa, vi è la vasta serie romana della Repubblica, la superba e impareggiabile serie imperiale, tutta la serie bizantina, tutta la congerie della monetazione medioevale e dei secoli più recenti, suddivisa all’infinito per lo smembramento degli stati in minuscoli staterelli, ciascuno dei quali esercitava il diritto di zecca. Ed oltre a ciò, vi sarebbe ancora, per chi fosse agguerrito della speciale preparazione necessaria, tutta quanta la numismatica musulmana, quella dell’India, e il mondo semisconosciuto e misterioso dell’Estremo Oriente. Pensate infine che dal materiale monetario mal si può disgiungere la interessantissima ed interminabile serie delle medaglie, miniera inesauribile per lo storico, per l’artista, per il critico d’arte.
Della nostra disciplina, insomma, si può ben dire, col pastore dell'Adelchi:
" Oltre quei monti
" Sono altri monti, ed altri monti ancora, „ |
mentre, purtroppo, non si può soggiungere:
" E lontano lontan Francia; „
no, perchè la meta, la cognizione compiuta di ciascuna delle infinite provincie sulle quali, come ho detto, si estende il dominio della Numismatica, è al di là delle forze d’un solo individuo, talché egli, dopo aver logorato la vita intera in questi studi, potrà sempre imbattersi in un ignorato raccoglitore, che, avendo concentrato la propria attività su di una data serie, intorno a quell’argomento ne sappia di gran lunga più di lui.
Gli è anche sotto, questo riguardo che si conferma la sorprendente analogia avvertita per altri motivi fra la Numismatica e le Scienze Naturali, perchè anche in queste la suddivisione quasi infinitesimale conduce al risultato che nessuno possa vantare ormai una piena conoscenza di ciascuna fra le innumerevoli sezioni delle scienze stesse.
Eppure la Numismatica, come appunto le Scienze Naturali, ha esigenze positive, inesorabili, che non tengono calcolo veruno né delle asprezze e dcgl’inciampi del cammino, né della vastità del terreno su cui si vada brancolando. Esse non conoscono indulgenza; dinanzi ad un monumento, ve ne chieggono la patria, l’età, vi chieggono ragione delle proteiformi sue manifestazioni storiche, linguistiche, artistiche, sociali, scendono a mille imprevisti particolari, e di ognuno vi domandano la spiegazione minuta ed esatta; né a voi serviranno di scusa le mille altre cognizioni laboriosamente acquistate, se a quelle domande non vi soccorrerà volta a volta una pronta e soddisfacente risposta.
La conseguenza di queste condizioni di fatto sarebbe senza dubbio d’indurre nello scoraggiamento chiunque volesse addentrarsi nello studio di questa scienza, se, per una naturale reazione, dall’eccesso del male non nascesse il bene, cioè la evidente necessità ed il fermo proposito di trovare il mezzo per dominare dall’alto questa massa apparentemente confusa di nozioni, invece di rimanerne oppressi e sopraffatti.
Questo sarebbe appunto lo scopo principale cui tenderebbe il corso che sto per intraprendere; indicare con quali sistemi, con quali accorgimenti, con quali sussidi si possa costringere questa fiumana, imponente ma torbida e melmosa, a dividersi in grandi canali, a suddividersi in canali minori, sino a ramificarsi via via ed a depurarsi in rivoli e ruscelletti, limpidi e docili al nostro desiderio.
Per giungere a tale risultato, dovrò incominciare dall’esame dei caratteri intrinseci ed estrinseci dei monumenti numismatici, e dalla esposizione dello scopo che si prefigge la nostra scienza, perchè ne scaturisca un concetto chiaro e possibilmente preciso della natura di quei monumenti, dell’aspetto sotto il quale li consideriamo, e scompaia quella indeterminatezza per cui, anche nel pensiero di persone colte, la Numismatica si confonde talora coll’Archeologia, colla Sfragistica o scienza de’ sigilli, colla Glittografia o scienza delle gemme incise, con altri rami di studt storici, artistici e simili; oppure si confonde coll’Economia politica, disciplina con cui, a dir vero, ha molteplici attinenze, pur rimanendone per altri riguardi affatto distinta.
Dovrò porre come base, che il vero scopo della Numismatica è lo studio delle monete di tutti i tempi e di tutti i popoli, considerate sotto l’aspetto storico ed artistico; dovrò aggiungere poi, che, per estensione, essa comprende anche lo studio delle medaglie e di altri monumenti più o meno monetiformi, perchè questi, se anche si volessero (come in realtà si dovrebbe) escludere teoricamente dalla Numismatica, praticamente vi rientrerebbero ad ogni istante, talché il numismatico non può esimersi in alcuna maniera dal prenderne notizia.
Dirò come tutta questa immensa suppellettile scientifica si divida in due parti: Numismatica antica e Numismatica medioevale e moderna; che la prima comprende le due classi o serie greca e romana, che la seconda comprende oltre alle monete la vasta serie delle medaglie.
Nel trattare della Numismatica antica, parlando della serie greca dirò che, per opportunità, vi si aggiungono tutte le monete dei popoli dell’antichità classica, anche non ellenici di stirpe o di cultura, purché estranei a Roma; parlando della serie romana dirò che abbraccia le monete repubblicane e le monete imperiali, e che a queste ultime si fanno seguire, come naturale complemento, le monete bizantine, quantunque per ragion di tempo si dovrebbero assegnare in parte al Medio Evo.
Addentrandomi nell’esame delle monete greche, parlerò dell’invenzione stessa della moneta, rilevando le caratteristiche dei più vetusti monumenti numismatici; traccerò un quadro dei tipi monetali di quella serie celebrata cui appartengono tanti preziosi gioielli dell’arte, accennando poi alle iscrizioni che si leggono sulle singole monete e ne determinano la pertinenza; richiamerò l’attenzione sulle svariate forme arcaiche dell’alfabeto greco e sugli alfabeti delle altre nazioni antiche, e procurerò di dare un’idea dell’ordinamento topografico e delle principali suddivisioni della serie, conchiudendo coll’indicare le opere più indispensabili per lo studio della Numismatica greca. Poiché in Numismatica, oltre alle opere d’indole strettamente teorica e scientifica, si hanno le grandi opere descrittive, altrettanto quotidianamente necessarie quanto nelle Scienze Naturali.
Per le monete romane, tratterò separatamente delle due grandi classi, repubblicana la prima, imperiale la seconda, benché queste classi presentino un certo numero di monumenti che formano come anelli di congiunzione fra l’una e l’altra.
Parlerò delle pesanti monete repubblicane primitive di bronzo, del loro tipo costante, e delle successive loro riduzioni, o diminuzioni di peso; delle prime monete d’argento, di conio uniforme, poi della graduale invasione degli svariatissimi tipi che si riferiscono alle glorie famigliari, vere o favolose, dei triumviri monetali o magistrati che presiedevano alla zecca. Dopo di aver accennato ai. motivi che fanno preferire oggi ancora, per le monete repubblicane, l’ordinamento alfabetico secondo il nome delle gentes o famiglie, in luogo di quello cronologico, ben più razionale, m’intratterrò sulle principali difficoltà che presenta nella pratica la classificazione delle monete della Repubblica, vale a dire sulla interpretazione dei monogrammi o gruppi di lettere collegate fra loro, e sulle abbreviature dei nomi dei triumviri monetali, nonché sull’accertamento di questi nomi stessi.
Prenderò in seguito a trattare della serie numismatica più imponente, cioè di quella infinita serie che è quasi un commento meraviglioso alla intera storia dell’Impero; e che ci offre i ritratti di quasi tutti gl’Imperatori, delle Auguste, dei Cesari e degli altri personaggi della famiglia imperiale, mentre celebra nello stesso tempo le guerre, le conquiste, i trionfi, le apoteosi, o eterna le immagini dei templi e degli edifici eretti ovunque dalla potenza del genio romano. Procurerò di dimostrare la straordinaria importanza di quella splendida serie ed il profitto che dallo studio di essa può derivare, non solo all’archeologo ed allo storico (i quali ben ne conoscono il pregio), ma in genere a qualsiasi persona colta.
Alle monete imperiali romane propriamente dette formano seguito le monete bizantine, le quali, se presentano, senza confronto, minor interesse artistico, rimangono tuttavia documenti storici di un’età poco studiata sinora, ma su cui incominciano a rivolgersi con predilezione le ricerche dei dotti.
E per le monete repubblicane, e per le imperiali, e per le bizantine, sarà mia cura d’indicare, oltre alle opere fondamentali dei grandi scienziati, i sussidi bibliografici più convenienti per guidarsi nel maremagno di una classe numismatica in cui le varietà di una stessa moneta s’incontrano talvolta a centinaia, mentre taluna di queste varietà può essere affatto comune e di nessun pregio, tal altra invece può essere rara, tal altra rarissima, e quella varietà che si sta forse per l’appunto esaminando può essere sconosciuta e interamente nuova per la scienza.
Dalla Numismatica antica scendendo alla Numismatica medioevale e moderna, dirò come lo studio delle monete dei tempi di mezzo, trascurato e quasi disdegnato sino al principio dello scorso secolo (mentre già nel Cinquecento si trovano opere intorno alla serie antica, specialmente romana), sia fecondo di risultati utilissimi sotto l’aspetto storico, e presenti in molta parte un campo ancora inesplorato alle ricerche ed alle soddisfazioni dell’indagatore.
Questo studio si giova in particolar modo dei sussidi della Paleografia e dell’Araldica, per decifrare principalmente le abbreviature onde sono infarcite le iscrizioni delle monete medioevali, e per distinguere gli stemmi, i quali talvolta sono l’unico argomento per poter classificare la moneta. E se al primo scopo si può provvedere egregiamente coi trattati di Paleografia o colle nozioni apprese da valorosi insegnanti, al secondo non si può quasi provvedere che coli’ impratichirsi degli stemmi medesimi, in modo da saper riconoscere a prima vista a quale stato, a quale città, a quale famiglia appartengano. Infatti, le nozioni teoriche e i trattati d’Araldica poco giovano al numismatico, poiché questi, per lo più, non ricerca negli stemmi che un mezzo materiale di riconoscimento. Su questo punto, dovrò dunque limitarmi a semplici esercitazioni pratiche, indispensabili d’altronde, e sempre utili poi indirettamente sotto il riguardo della cultura generale.
La grande fioritura del Rinascimento non poteva lasciar deserto il campo della Numismatica, che, de• poste poco a poco le spoglie medioevali, vediamo trasformarsi ed abbellirsi di splendidi capolavori monetari; mentre sorge e si propaga alla Germania ed alla Francia la nuova arte della medaglia, creazione del genio italiano. Per tal modo ha principio la vasta Numismatica moderna, continuazione e complemento di qu ella del Medio Evo, senza che fra esse sia possibile di stabilire una divisione precisa, perchè il p assaggio dall’una all’altra si eff’ettua per gradi e quasi insensibilmente, e perchè l’epoca di transizione non coincide, anzi varia notevolmente, da paese a paese.
Per opportunità, dividerò le monete medioevali e moderne in due classi: monete italiane, e monete straniere.
Nella trattazione della classe prima, aggrupperò geograficamente le cento e cento zecche disseminate un tempo per tutta l’Italia, delineando l’attività monetaria di ciascuna, attività che spesso dovrebb’essere argomento non ultimo di gloria per la sapienza civile e per la grandezza artistica del nostro paese.
Per la classe seconda, passerò rapidamente in rassegna le monetazioni estere, procurando di darne un’idea sommaria, ma astenendomi naturalmente dal diffondermi in particolari che sarebbero fuor di posto.
La bibliografia monetaria medioevale e moderna, sì italiana che straniera, si distingue per la immensa copia delle monografie, mentre vi scarseggiano i libri che trattino l’una o l’altra sezione della scienza in modo complessivo, e manca tuttora affatto una grande opera generale, come ne esistono per la serie antica greca e romana. Indicherò quindi per le varie sezioni quelle fonti bibliografiche le quali possibilmente si accostino al concetto di un’opera complessiva; in mancanza di esse, suggerirò allo studioso le monografie principali che illustrano le singole parti di ciascuna sezione.
Dopo aver tratteggiato, nelle sue linee generali, lo studio delle monete, dovrò parlare anche delle medaglie, perchè, come ho detto, non è possibile di escluderle dalla Numismatica, quantunque e per la natura e per lo scopo non abbiano, per lo più, attinenza alcuna colle monete. Che cos’è infatti la medaglia? Non è altro che un pezzo di metallo, coniato oppure fuso, il quale può bensì rassomigliare per la forma alla moneta, ma non è destinato a servire di intermediario nelle transazioni commerciali, ed ha invece lo scopo di commemorare un personaggio od un fatto notevole, di servire di premio, di distinzione, d’ornamento, ecc.
Le medaglie, nel significato odierno della parola, sorsero col Rinascimento italiano; dapprima consistevano, più che altro, in grandi bassorilievi di bronzo o piombo, ed erano opera di pittori e scultori, che le modellavano in cera e poi ne gittavano un ristretto numero d’esemplari in metallo; più tardi s’incominciò a ridurne le dimensioni, a coniarle invece di fonderle, e a poco a poco assunsero un carattere più storico che artistico, moltiplicandosi di numero, nello stesso tempo, sin quasi all’infinito.
Lo studio delle medaglie del Rinascimento è oggi coltivato con particolare amore, e la letteratura francese, in ispecie, vanta opere grandiose intorno a questo ramo nobilissimo della Storia dell’arte; ciononostante vi è ancora largo spazio alle ricerche, e a noi italiani riescirebbe di onore il recare nuovi contributi ad uno studio che in gran parte si aggira sulle opere e sui casi dei nostri artisti, e che, comunque, riconosce da essi l’origine e l’incitamento.
Anche le medaglie dei secoli più recenti possono formare soggetto di studio, principalmente per il riguardo storico, e infatti non mancano opere voluminose che le illustrino; le stesse medaglie contemporanee, pure prescindendo dal merito artistico, rivestono il carattere di documenti metallici, e possono eccitare per ciò il nostro interesse e la nostra attenzione.
Parlerò quindi, per quanto succintamente, della storia della medaglia dal suo sorgere sino a’ giorni nostri; tanto più che la medaglia, dopo il periodo per così dire autonomo del Rinascimento, diviene la compagna e la seguace fedele della moneta in quasi tutte le zecche.
Dirò infine brevemente delle tessere, dei gettoni, dei pesi monetali, dei piombi, delle placchette, e di altri monumenti metallici che hanno attinenza colle monete o colle medaglie.
Raggiunto per tal modo, se le forze me lo permetteranno, lo scopo ch’io mi prefiggevo, cioè di insegnare a dominare dall’alto, come dicevo testé, il complesso della Numismatica, sarà possibile ad ognuno, volendo, di continuare in questi studi, non più a tentoni, non più col timore di battere una falsa strada, o di ricostruire faticosamente ciò che forse è già stato fatto da altri, ma con quella franchezza ch’è propria di chi sa di avanzarsi su terreno stabile, colla nitida percezione del fine cui tende e delle circostanze fra le quali si muove.
Ognuno infatti, se non m’inganno, potrà formarsi allora un concetto, almeno approssimativo, della natura e dell’estensione di una determinata parte della Numismatica, delle condizioni nelle quali essa si trovi presentemente di fronte ai progressi della scienza; e scegliersi così un campo particolare di studi e di ricerche, a seconda delle circostanze, oppure ritrarsi in tempo da un assunto pel quale gli risultassero inadeguate le sue forze, rivolgendole invece ad una meta proporzionata ed opportuna.
Poichè, se da un lato la cognizione generale della Numismatica è la più valida salvaguardia contro i pericoli del cieco esclusivismo, dall’altro chi incomincia a dedicarsi alla nostra disciplina si accorge ben presto che per giungere a risultati veramente utili per la scienza occorre limitarsi ad un campo più o meno ristretto di studi, occorre che il dilettante di Numismatica generale divenga invece, come si suol dire, uno specialista.
Io confesso, del resto, di non poter comprendere il dispregio in cui alcuni dotti, trascinati da soverchio amore per la scienza pura, tengono il dilettantismo numismatico; io considero invece il dilettantismo come il tronco su cui può sempre innestarsi e prosperare la scienza; e la mia convinzione è suffragata da numerosissimi esempi.
Tanto più che nella Numismatica, per la natura affatto particolare dei monumenti, agevoli da raccogliere e da conservare, e quasi sempre ottenibili col solo sagrificio pecuniario, si può osservare questo fenomeno, che nello studioso si confonde quasi costantemente il raccoglitore; forse anche perchè la mancanza di qualsiasi insegnamento costringe ciascuno a ricorrere al metodo autodidattico del raccogliere i monumenti stessi che formano soggetto de’ suoi studi.
È quindi assai difficile a noi, per non dire impossibile, il tracciare una linea netta di confine fra la dottrina e il dilettantismo; poiché spesso lo scienziato, l’autore di scritti profondi intorno a qualche punto particolare della Numismatica, nella vita pratica è un appassionato raccoglitore, che, come tale, se non può disporre di mezzi ingenti, suole professarsi egli stesso per semplice dilettante.
D’altronde, senza i dilettanti, o meglio, nel caso nostro, senza i raccoglitori, la Numismatica intristirebbe e si disseccherebbe in breve, come una pianta priva d’alimento. Dirò anzi che la Numismatica, quale scienza, si nutre appunto in gran parte col contributo che le arrecano i mille e mille dilettanti; e spesso un modesto raccoglitore, col sottrarre alla distruzione un monumento, col concederne liberalmente la pubblicazione ad uno scienziato, si rende benemerito degli studi altrettanto e forse più di un erudito ma sterile indagatore. Taccio delle grandi collezioni private, che assurgono talvolta alla dignità di veri Musei, e come tali apprestano non di rado la materia alle elucubrazioni della stessa scienza ufficiale.
Tutti insomma, e studiosi e raccoglitori, possono contribuire all’incremento della Numismatica, di questa degna alleata dell’Archeologia, della Storia, dell’Economia Politica, che a sommi cultori di tali severe discipline fornisce argomento di mirabili investigazioni, e che in mille altre guise può giovare alle scienze ed alle arti.
Me felice, se saprò destare interesse per la Numismatica; me felice, se il mio insegnamento non riuscirà troppo impari alla nobiltà del soggetto, e se saprò trasfondere in altri l’ardore sincero da cui sono animato.
Allora forse verrà un tempo in cui, non a me, — oscura guida, sentinella perduta della scienza, — ma a qualcuno fra’ miei ascoltatori, e principalmente a voi, giovani colti e volonterosi, a voi che in questa illustre Accademia attingete dalla viva voce di insigni maestri, come da una fonte cristallina, quei preziosi addottrinamenti onde sarete confortati per tutta la vita, sarà dato, col soccorso della Numismatica, di penetrare talvolta le tenebre della Storia, di lumeggiare o risuscitare figure ignorate o cadute nell’obblio, di aggiungere nuove gemme alla corona dell’arte, di combattere vittoriosamente e di sfatare errori inveterati.
A me forse, allora, la soddisfazione, umile ma profonda, di avervi additato una via, aspra talvolta e faticosa, ma che conduce securamente al Vero.
- ↑ Prolusione al Corso di Numismatica, letta il 25 gennaio 1893 dal libero docente Dott. Solone Ambrosoli nella R. Accademia Scientifico-Letteraria di Milano.