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Don Giovanni e Zerlina.
- Don Giovanni
Alfin siam liberati,
Zerlinetta gentil, da quel scioccone.
Che ne dite, mio ben, so far pulito?
- Zerlina
Signore, è mio marito...
- Don Giovanni
Chi? Colui?
Vi par che un onest’uomo,
un nobil cavalier, com’io mi vanto,
possa soffrir che quel visetto d’oro,
quel viso inzuccherato
da un bifolcaccio vil sia strapazzato?
- Zerlina
Ma, signore, io gli diedi
parola di sposarlo.
- Don Giovanni
Tal parola
non vale un zero. Voi non siete fatta
per essere paesana; un'altra sorte
vi procuran quegli occhi bricconcelli,
quei labretti sì belli,
quelle dituccie candide e odorose,
parmi toccar giuncata e fiutar rose.
- Zerlina
Ah!... Non vorrei...
- Don Giovanni
Che non vorreste?
- Zerlina
Alfine
ingannata restar. Io so che raro
colle donne voi altri cavalieri
siete onesti e sinceri.
- Don Giovanni
È un impostura
della gente plebea! La nobilità
ha dipinta negli occhi l’onestà.
Orsù, non perdiam tempo; in questo istante
io ti voglio sposar.
- Zerlina
Voi!
- Don Giovanni
Certo, io.
Quel casinetto è mio: soli saremo
e là, gioiello mio, ci sposeremo.
Là ci darem la mano,
Là mi dirai di sì.
Vedi, non è lontano;
Partiam, ben mio, da qui.
- Zerlina
(Vorrei e non vorrei,
Mi trema un poco il cor.
Felice, è ver, sarei,
Ma può burlarmi ancor.)
- Don Giovanni
Vieni, mio bel diletto!
- Zerlina
(Mi fa pietà Masetto.)
- Don Giovanni
Io cangierò tua sorte.
- Zerlina
Presto... non son più forte.
- Don Giovanni
Andiam!
- Zerlina
Andiam!
- A due
Andiam, andiam, mio bene.
a ristorar le pene
D’un innocente amor.
(Si incamminano abbracciati verso il casino.)