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Atto Primo - Scena ottava Atto Primo - Scena decima

Don Giovanni e Zerlina.

Don Giovanni

Alfin siam liberati,
Zerlinetta gentil, da quel scioccone.
Che ne dite, mio ben, so far pulito?

Zerlina

Signore, è mio marito...

Don Giovanni

Chi? Colui?
Vi par che un onest’uomo,
un nobil cavalier, com’io mi vanto,
possa soffrir che quel visetto d’oro,
quel viso inzuccherato
da un bifolcaccio vil sia strapazzato?

Zerlina

Ma, signore, io gli diedi
parola di sposarlo.

Don Giovanni

Tal parola
non vale un zero. Voi non siete fatta
per essere paesana; un'altra sorte
vi procuran quegli occhi bricconcelli,
quei labretti sì belli,
quelle dituccie candide e odorose,
parmi toccar giuncata e fiutar rose.

Zerlina

Ah!... Non vorrei...

Don Giovanni

Che non vorreste?

Zerlina

Alfine
ingannata restar. Io so che raro
colle donne voi altri cavalieri
siete onesti e sinceri.

Don Giovanni

È un impostura
della gente plebea! La nobilità
ha dipinta negli occhi l’onestà.
Orsù, non perdiam tempo; in questo istante
io ti voglio sposar.

Zerlina

Voi!

Don Giovanni

Certo, io.
Quel casinetto è mio: soli saremo
e là, gioiello mio, ci sposeremo.
Là ci darem la mano,
Là mi dirai di sì.
Vedi, non è lontano;
Partiam, ben mio, da qui.

Zerlina

(Vorrei e non vorrei,
Mi trema un poco il cor.
Felice, è ver, sarei,
Ma può burlarmi ancor.)

Don Giovanni

Vieni, mio bel diletto!

Zerlina

(Mi fa pietà Masetto.)

Don Giovanni

Io cangierò tua sorte.

Zerlina

Presto... non son più forte.

Don Giovanni

Andiam!

Zerlina

Andiam!

A due

Andiam, andiam, mio bene.
a ristorar le pene
D’un innocente amor.
(Si incamminano abbracciati verso il casino.)

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