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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Vincenzo Leonio


VII1


Ecco, amici Pastori, ecco ove giunto
     Questo infelice mio povero agnello,
     In mezzo a un prato erboso, appo un ruscello
     Egro sen giace dal digiun consunto.
5L’altr’ier guatollo Argone, e da quel punto,
     Quasi pasciuto di mortal napello,
     (Come, ridir non so) di pingue e bello,
     Tosto divenne sì deforme e smunto.
Or dal suo mal, con provvido consiglio,
     10Apprendete a fuggir con piè non tardo
     Da quel, che a voi sovrasta, egual periglio.
Ah fuggite d’Amor la face e ’l dardo:
     Quanto in lui fa il velen d’invido ciglio
     Far puote in voi d’occhio amoroso un guardo.

  1. Nell’occasione d’un Discorso sopra il Fascino, fatto del Signor Carlo Doni.


Note

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