Questo testo è incompleto.
Er bene der Monno Papa Grigorio a li scavi
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

ER BEATO ARFONZO

     Cqui cc’è ppoco da ride1 e ffà er buffone,
Perchè er beat’Arfonzo de liquori2
È stato un zanto cór marcio e ll’onori,
E ffasceva miracoli a ttastone.

     Questo ve posso dì cche in occasione
C’aveva un certo male o ddrento o ffori,
Pe’ ariméttelo in cianca3 li dottori
J’ordinorno un arrosto de cappone.

     Che ffa er zanto! Siccome j’arincressce
De roppe4 la viggijja, arza la mano
Sur pollo arrosto, e lo straforma in pessce.

     Ccusì cco uno scanzetto de cusscenza
Da omo de talento e bbon cristiano
Maggnò a ssu’ modo e ffesce l’ubbidienza.

14 marzo 1836

  1. Da ridere.
  2. Di Liguorio.
  3. Per rimetterlo in gamba.
  4. Di rompere.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.