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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
ER CHIRICO DE LA PARROCCHIA
Padre Curato mio, nun ce s’inquieti:
Cqua in chiesa sua sce sò1 ttroppe funzione;
E ssortanto pe’ sbatte2 li tappeti
Sce vorìeno3 du’ bbraccia da Sanzone:
Senza er commatte4 co’ llor antri5 preti,
Tutte bbrave e ddeggnissime perzone,
Ma ppuro...6 che sso io... tanti7 indiscreti,
Che Ddio ne guardi oggni fedèr8 cojjone.
Io dunque, pe’ ffà un’arte ppiù mmijjore,
Ho arisoluto de mutà li panni
De chiricozzo in quelli de sartore.
Ccusì, cco l’aspertezza9 che ss’acquista
A fforza de dà10 ppunti, in un par d’anni
Posso passà ar mestier der computista.11
18 giugno 1834
- ↑ Ci sono.
- ↑ Sbattere.
- ↑ Ci vorrebbero.
- ↑ Combattere.
- ↑ Lor altri.
- ↑ Pure.
- ↑ Tanta.
- ↑ Fedel.
- ↑ Esperienza.
- ↑ Di dare.
- ↑ Questo assennato discorso fu tenuto da un chierico al parroco Gasparri, soprannominato Quattrocchi.
Note
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