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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
ER CURATO DE GGIUSTIZZIA.1
Un curato da mette2 appett’a cquesto
Quanno lo pôi trovà ccerchelo puro,3
Dotto compagn’a llui, lescit’e onesto,4
Inzomma un zanto appiccicato ar muro.
Addimànnelo5 ar chìrico: ecce testo:6
Lui te pò ddì ssi7 cquanto è mmuso duro,
E ssi8 ppe’ mmette9 li sciarvelli10 a sesto
Er vicolo11 lo trova de sicuro.
È un vero Salamone:12 e lo sa Rrosa
Si13 in articolo affari de cusscenza
Vò la santa ggiustizzia in oggni cosa.
Lei se14 fasceva fotte da Ggiuvanni,
E llui pe’ ffajje15 fà la pinitenza
J’ha16 bbuggiarato un fijjo de sett’anni.17
19 ottobre 1833
- ↑ x
- ↑ Mettere.
- ↑ Pure.
- ↑ x
- ↑ Dimandalo.
- ↑ Ecce testis.
- ↑ Se.
- ↑ x
- ↑ Mettere.
- ↑ Cervelli.
- ↑ La via, il modo.
- ↑ Salomone.
- ↑ x
- ↑ Ella si.
- ↑ Fargli, per «farle».
- ↑ Gli ha, per «le ha».
- ↑ Un saggio di questa giustizia distributiva lo ha dato un don Diego Mattei, pio parroco in Terni.
Note
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