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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
ER LOGOTENENTE
Come intese1 a cciarlà der cavalletto,2
Presto io curze1 dar zor Logotenente.3
“Mi’ marito..., Eccellenza, è un poveretto...
Pe’ ccarità... cche nun ha ffatto ggnente„.
Disce: “Méttet’a ssede„. Io me sce metto.
Lui cór un zenno4 manna via la ggente:
Po’ me s’accosta: “Dimme un po’ ggrugnetto,5
Tu’ marito lo vòi reo o innoscente?„
“Innoscente„, dich’io; e llui: “Sciò6 ggusto„;
E detto-fatto cuer faccia d’abbreo
Me schiaffa7 la man-dritta drent’ar busto.
Io sbarzo in piede, e strillo: “Eh, sor cazzeo. ..„.
E llui: “Fìjjola, cuer ch’è ggiusto è ggiusto:
Annate via: vostro marito è rreo„.
Terni, 6 novembre 1832
- ↑ 1,0 1,1 Intesi, corsi.
- ↑ Supplizio di colpi sull’ano.
- ↑ Luogotenente criminale del Governatore.
- ↑ Cenno.
- ↑ Visetto.
- ↑ Ci ho.
- ↑ Schiaffare: introdurre con vivacità.
Note
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