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La carità ddomenicana Er zantissimo de Monte-Ccavallo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

ER MISERERE DE LA SITTIMANA SANTA.

1.


     Tutti l’ingresi de Piazza de Spaggna1
Nun hanno antro2 che ddí ssi cche ppiascere
È de sentí a Ssan Pietro er miserere
Che ggnisun’istrumento l’accompaggna.

     Defatti, cazzo!, in ne la gran Bertaggna
E in nell’antre cappelle furistiere
Chi ssa ddí ccom’a Rroma in ste tre ssere
Miserere mei Deo sicunnum maggna?

     Oggi sur maggna sce so’ stati3 un’ora;
E ccantata accusí, ssangue dell’ua!, 4
Quer maggna è una parola che innamora.

     Prima l’ha ddetta un musico, poi dua,
Poi tre, ppoi quattro; e ttutt’er coro allora
J’ha ddato ggiú: mmisericordiam tua.

31 marzo 1836


Note

  1. [Le case e le locande di questa piazza erano, e sono ancora, preferite dagli stranieri, e specialmente dagl'Inglesi]
  2. Altro.
  3. [Ci sono stati: si sono fermati]
  4. Dell’uva.


2.

     Ah ah ah ah! ssur miserere poi,
Caro sor Giammarìa, dite a l’Ingresi
E a ttutti li Todeschi e li Francesi
Ste du’ parole ch’io mo ddico a voi.

     Quelli chiccherichì1 cch’avete intesi
Sopra er zicunnum maggna è un tibbidòi2
Ch’userà fforzi3 in nell’antri4 paesi,
Si5 vvolete accusì, mma nno da noi.

     Sicunnum maggna! ma cc....! a sto monno,
Pe cquelli quattro essempi che sse vedeno,6
Maggna er primo, me pare, e nno er ziconno.

     Cosa viè7 ppoi? Manifestasti micchi;
E sti micchi chi ssò?8 Cquelli che ccredeno
A ste sciarle, ch’er boja se l’impicchi.


31 marzo 1836



  1. Quei canti fioriti, gorgheggi, trilli, ecc.
  2. È un nonsocché.
  3. Forse.
  4. Negli altri.
  5. Se.
  6. Si vedono.
  7. Viene.
  8. E chi sono questi micchi? Uomini semplici.
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