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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
ER PAPA DE MÓ
Er Papa d’oggi, Iddio lo bbenedichi,
È un omo, crede1 a mmé, arissettatello.
È un papetto2 de core e de sciarvello3
D’avé in ner culo l’antri4 Papi antichi.
E ggnisuno pò ddì5 cche nun fatichi:
Ché nun fuss’antro questo, poverello,
Quanti lavori ha ffatti fà in castello
Pe’ ssarvacce6 la panza pe’ li fichi.
Lui se veste da sé: llui s’arispojja:
Lui tiè in testa quer pezzo de negozzio
Che cce vorebbe sotto la corojja.7
Lui trotta: lui ’ggni ggiorno empie un cestino
De momoriali... E ddichi8 che sta in ozzio,
Quanno, Cristo-de-Ddio, pare un facchino!
16 novembre 1833
- ↑ Credi.
- ↑ Un papetto è anche moneta d’argento da due paoli.
- ↑ Cervello.
- ↑ Gli altri.
- ↑ Nessuno può dire.
- ↑ Per salvarci.
- ↑ Coroglia, quella corona di panni ravvolti che si pone fra il capo ed i pesi.
- ↑ Dici.
Note
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