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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
ER PROFETA DE LE GABBOLE1
Voi sce gonfiate2 da ’na man de3 sere
Sor uscellaccio de le male nove4
Che in tutto quanto er Carnovale piove:
Pôzzi crepà lo stroligo5 in braghiere!6
C’abbitassivo7 ar vicolo der bove8
Co vostra mojje a rregge er cannejjere9
Lo sapevo, ma nnò st’antro10 mestiere
De rubbà ll’occhialino a Bbarbaggiove.11
Io ve lassai cuggnato12 de li preti,
E vv’aritrovo mó tutt’in un botto13
Diventato Spacoccio de Rieti.14
Dunque, sor Casamia,14 sor Omo dotto,
Sor Barbanera,14 a nnoi, tra sti segreti
S’ariccapezza sto ternuccio all’Otto?15
Roma, 20 novembre 1831 – Der medemo
- ↑ Cabale.
- ↑ Ci annoiate.
- ↑ Da una mano di, ecc.: da cinque.
- ↑ Uccello di cattivo augurio.
- ↑ Possa crepar l’astrologo. Così rispondesi a chi predice sventure.
- ↑ Il brachiere è a Roma tenuto per un famoso barometro.
- ↑ Che abitaste, ecc.
- ↑ Cioè: «che foste cornuto».
- ↑ Candeliere.
- ↑ Quest’altro.
- ↑ Di antivedere il futuro.
- ↑ Cognato. Dicesi in Roma cognato a chi partecipa con altri d’una medesima donna.
- ↑ D’improvviso.
- ↑ 14,0 14,1 14,2 Tre famosi facitori e titoli di lunari.
- ↑ Al lotto.
Note
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