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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
ER ZIGGNORE, O VVOLEMO DÌ: IDDIO
Er Ziggnore è una cosa ch’è ppeccato
Sino a ccredese indegni1 de capilla.
Più indiffiscile è a noi sto pangrattato,2
Che a la testa de david la sibbilla.3
A Ssanta Potenziana e Ppravutilla,4
Me diceva da ciuco er mi’ curato
Ch’è ccome un fiàt, un zoffio, una favilla,
Inzomma un vatt’a-ccerca-chì-tt’-ha -ddato.5
E ppe’ spiegamme in tutti li bbuscetti
Si ccome6 Iddio ce se trova a ffasciolo,7
Metteva attorno a ssé ttanti specchietti.
Poi disceva: “Io de cqui, vvedi, fijjolo,
Faccio arifrette tutti sti gruggnetti:
Eppuro8 è er gruggno d’un Curato solo„.
Terni, 3 ottobre 1831 – D’er medemo
- ↑ Degni.
- ↑ Un atto qualunque; qui per “atto d’intelletto„.
- ↑ “Teste David cum Sybilla„.
- ↑ Chiesa.
- ↑ Parole che si profferiscono al giuoco della gatta ceca.
- ↑ Se come, semplicemente “come„.
- ↑ A pennello, esattamente.
- ↑ Eppure.
Note
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