Questo testo è incompleto. |
◄ | Er Zanto re Ddàvide | Nun mormorà (1833) | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
ER CIURLO
Sbozza1 pissciona, che cco cquer scuffiotto
Me pari un mostacciolo de Subbiaco,2
Cosa te vai sciarlanno co’ Cciriàco
Ch’io stammatina sò ccotto e stracotto?3
Pe’ un po’ de bbrillo3 e ttrillo3 e dd’allegrotto
Te la potrìa passà, mma nnò ubbriaco.
Senti l’erre:4 io de té mme ne stracaco,
E strafrego, e strabbuggero, e strafotto.
Vòi ’n’antra prova tu cche nnun è vvero
Ch’io sii sporpato?3 io sciò la provatura5
D’un bon cavicchio da slargatte er zero.6
Nò, nnò, ciumàca,7 nun avé ppavura:
Pe’ tté ppuro un’armata è un monistero.
La tu’ schifenzarìa te fa ssicura.
Roma, 11 gennaio 1833
- ↑ Donna piccola e sconcia.
- ↑ Terra del distretto di Roma, all’est di Tivoli, sul confine di quel di Napoli, nota pel famoso speco di S. Benedetto. I mostaccioli che vi si fanno, assai graditi in Roma, sono di forma romboidale e intonacati di uno smalto bianco di zucchero, tagliato a zone parallele di foglia d’oro.
- ↑ 3,0 3,1 3,2 3,3 Tutti sinonimi di ubbriaco, ne’ vari gradi dell’ebrietà. Veggasi da questa abbondanza quanto debba essere in onore il vocabolo principale.
- ↑ Una della prove dell’ebrietà è il non poter pronunciar netta la lettera r.
- ↑ Formaggio tenero di latte vaccino o bufalino. In Roma dicesi talvolta per via di scherzo invece di prova.
- ↑ Son gagliardo fino a poterti, ecc.
- ↑ Bella mia, mia cara, ecc.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.