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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1818 al 1829
ER CIVICO.1
Moàh Menicuccio2, quanno vedi coso...
Nino er pittore a la Madon de Monti,3,
Dijje che caso mai passa li ponti4...
E damme retta; quanto sei feccioso!
Dijje... ahà! Menicuccio, mé la sconti:
Ma perchè me ce fai lo stommicoso?
M’avanzi quarche c.... sbrodoloso?5
Bravo! ariöca:6 come sémo tonti!
Cosa te vò’ giucà, pe’ ddio de legno,
Che si te trovo indóve so’ de guardia,
Te do l’arma in der culo e té lo sfregno?7
Dijje pe’ vvìede8 che sto ppropio a Ardia,9
Che vorìa venne un quadro de disegno
Che c’è la morte de Maria Stuardia.10
[1829?]
- ↑ [Il civico: chi fa parte della civica. — Questo sonetto aveva la data così: “.... 1829.„ Ma poi fu cancellata, di mano, pare, dell’autore. A ogni modo, io lo metto qui, perchè è certo de’ primi ch’egli scrivesse. — “Un avanzo di antica guardia civica„ c’era già in Roma prima che fosse ricostituita a difesa del trono e dell’altare nel 1831. Cfr. Coppi, Annali d’Italia; tom. VIII, pag. 116.] Domenico Biagini.
- ↑ Giovanni
- ↑ Silvagni.
- ↑ [Così il Silvagni, come il Biagini (e per quest’ultimo l’ho già avvertito), erano amicissimi del Belli; e nel 1828 si riunivano con altri in casa sua tutti i giovedì a sera, per leggere insieme la Divina Commedia.]
- ↑
- ↑ [M'avanzi forse qualche cosa? L’hai forse con me?]
- ↑ [Rinnoca.]
- ↑ [Te lo rovino.]
- ↑ [Stare, o essere ad Ardea: ardere, non avere un quattrino. Bruciare, dicono a Firenze.]
- ↑ Detto per celia. Io posseggo realmente una bella e piccolissima incisione d’un bel quadro a olio rappresentante la decapitazione di Maria Stuarda, dipinto a Milano dal mio amico Hayez.
Note
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