Questo testo è incompleto.
Li cavajjeri de la fame Er tumurto de Terrascina
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837

ER CIVICO DE CORATA.1

     Stamo2 immezz’a ’na macchia, Caterina,
E nnò in d’una scittà ddrent’a le mura.
T’abbasti a ddì cc’a Ssan Bonaventura3
Me sciassartonno4 a mmé jjer’a mmatina.

     Pavura io?! de che! Ppe’ cristallina!
Un omo solo m’ha da fà ppavura?
M’aveva da pijjà senza muntura
Lui, e ppoi ne volevo una duzzina.

     Quanno me venne pe’ investì,5 mme venne,
Io pe’ la rabbia me sce fesce6 rosso;
Ma ccosa vòi!,7 nun me potei difenne.8

     E archibbuscio, e ssciabbola, e bbainetta!...
Co sta bbattajjeria9 d’impicci addosso,
Com’avevo da fà, ssi’10 bbenedetta?11

25 aprile 1837

  1. Coraggioso.
  2. Stiamo.
  3. [Cioè: “presso la Chiesa di ecc.„]
  4. Mi ci assaltarono.
  5. [Più naturale la variante popolare: pe’ assartà.]
  6. Mi ci feci.
  7. Vuoi.
  8. Difendere.
  9. Con questa batteria, quantità.
  10. Che tu sia, ecc.
  11. [Che guardia civica fosse quella che il Belli metteva così spesso e così spietatamente in ridicolo, può vedersi da questo passo del manifesto indirizzato da Papa Gregorio a’ suoi dilettisimi sudditi, il 5 aprile 1881, appena gli Austriaci ebbero soffocati i primi moti liberali delle Romagne: “Ma se colla sincerità di riconoscenza la più viva ravvisiamo nell’Imperiale Reale Esercito Austriaco quelle elette schiere di Prodi, alle quali volle Dio riservato il trionfo sopra la perversità de’ rivoltosi, e con esso l’onore di rendere i suoi Stati alla Santa Sede, coronando con sì felice successo gl’impulsi incessanti di quella Religione purissima, che forma il più bell’elogio dell’Augusto e Potente loro Signore Francesco I, al quale indelebile gratitudine ci legherà perpetuamente; gloria sia pure e lode a quegli onorati cittadini, che riunitist premurosi in Milizia Civica vegliarono indefessi sotto le armi, e fra i travagli di servizio il più stretto, alla salvezza della nostra persona, ed alla quiete di questa città.,, Siccome però anche la guardia civica liberale del 1848 era vestita e armata molto pesantemente, questo sonetto diventò popolarissimo contro di essa, e dura ancora ne’ più l’erronea opinione che contro di essa fosse anche scritto.]

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.