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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER CONTO TRA PPADRE E FFIJJO1
Che? stammatina t’ho ddato uno scudo,
E ggià stasera nun ciài2 ppiù un quadrino?!
Rennéte3 conto, alò,4 ssor assassino:
Cqua, pperch’io nu li zappo: io me li sudo.
Sù: ttre ppavoli er pranzo: dua de vino
Tra ggiorno; e cquesti ggià nnun ve l’escrudo.5
Avanti. Un grosso p’er modello ar nudo.
Bbe’: un antro6 ar teatrin de Cassandrino.
Sò7 ssei pavoli. Eppoi? Mezzo testone
De sigari: un lustrino8 er pan der cane...
E er papetto c’avanza, sor cojjone?
Nò, ppranz’e vvino ve l’ho mmesso in cima.
Dunque? Ah, l’hai speso per annà a pputtane.
Va bbene, via: potevi dìllo9 prima.
30 agosto 1835
- ↑ Narrasi che questo rendiconto, realmente seguisse un giorno fra il celebre pittore e plastificatore Pinelli e il suo figliuolo, indirizzato da lui alla sua stessa professione.
- ↑ Non ci hai: non hai.
- ↑ Rendete conto.
- ↑ Andiamo.
- ↑ Non ve gli escludo.
- ↑ Un altro.
- ↑ Sono.
- ↑ Un grosso.
- ↑ Dirlo.
Note
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