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Le speranze de Roma Er conto tra ppadre e ffijjo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

LA CURA SICURA

     Che ccosa sc’è da rimanecce stàtichi1
E de stacce accusì smiracolati?2
Ma ggià, vve compatisco, sciorcinati:3
De st’asscenze che cqui4 nnun zete5 pratichi.

     Io ve dico c’a ttutti l’ammalati
De dojje isterne e ddolor aromatichi6
Je se dà ll’ojjo d’àrcadi volatichi7
In certi bbottoncini smerijjati.

     L’antro8 mese ch’io stiede9 a lo spedale,
Pe’ la scommessa mia che mme maggnai
Sei libbre de porcina de majale,

     Sto segreto scuperto io l’imparai
Da Ambroscione er facchin de lo spezziale
Che ppuro10 lui sce n’ha gguariti assai.

30 agosto 1835

  1. Qual cosa c’è da rimanerci estatici.
  2. E di starci così attoniti.
  3. Poverelli.
  4. Di queste scienze qui.
  5. Non siete.
  6. Reumatici.
  7. D’alcali volatile.
  8. L’altro.
  9. Stetti.
  10. Pure.

Note

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