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L'abbito nun fa er monico Le raggione secche secche
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

ER DOTTORETTO

     Nun parlate co’ mmé dde riliggione
De vertù, de misteri e de peccati,
Perch’io sciò1 ppreti in casa, e jj’ho affittati
Bbravi letti co’ bbona locazzione.

     Dunque è inutile a ddì2 ttante raggione
Sur diggiuno, sur Papa e ssu li frati.
Questi sò ttutti affari terminati
Ner Concijjo de trenta3 e ppiù pperzone.

     Li du’ inquilini mii sò mmissionari,
E pprèdicheno in piazza, e in conzeguenza
È cchiaro che nun ponno èsse somari.

     Dicheno lòro c’a pparlà de fede
Sce s’arimette4 sempre de cusscenza.
Cqui nun z’ha da capì5 mma ss’ha da crede.6

27 dicembre 1834

  1. Ci ho: ho.
  2. Dire.
  3. Di Trento.
  4. Ci si rimette.
  5. Da capire.
  6. Da credere.

Note

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