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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
ER DUELLO DE DÀVIDE
Cos’è er braccio de Ddio! mannà un fischietto1
Contr’a cquer buggiarone de Golia,
Che ssi n’avessi avuto fantasia,
Lo poteva ammazzà ccór un fichetto!2
Eppuro, accusì è. Ddio bbenedetto
Vorze mostrà ppe’ ttutta la Ggiudia3
Che cchi è ddivoto de Ggesù e Mmaria
Pò stà ccór un gigante appett’appetto.
Ar véde4 un pastorello co’ la fionna,
Strillò Ggolia sartanno in piede: “Oh ccazzo!
Sta vorta, fijjo mio, l’hai fatta tonna.„
Ma er fatto annò cch’er povero regazzo,
Grazzie all’anime sante e a la Madonna,
Lo fesce cascà ggiù ccome un pupazzo.
Roma, 9 gennaio 1833
- ↑ Fanciullo.
- ↑ Atto di scherno o di scherzo che si fa altrui stringendogli il mento col pollice e col medio, mentre l’indice gli preme il naso.
- ↑ La Giudea.
- ↑ Al vedere.
Note
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