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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
ER FICO FRESCO.
Ggirava un viggnarolo oggi a mmercato
Co un fico fresco in mano. «Ohé», jj’ho ddetto,
Dico: «quanto ne vòi?». Disce: «Un papetto».1
Dico: «Un papetto solo?! È arigalato».2
Quattro lustrini3 un fico, si’ bbrusciato!
Du’ ggiuli un fico, ladro mmaledetto!
Eh cquanno abbi lui vojja d’un fichetto,4
Je lo do auffa5 io ppiù a bbommercato.
Eppuro6 sce s’è ttrovo7 llì un zomaro
Che mme sfrusciava:8 «Oh, nnun è ccaro mica:
Uh, in sta staggione nun è ggnente caro».
Io lo capisco che cce vò ffatica
Pe’ ttrovà un fico fresco de ggennaro;
Ma cco un papetto ciài puro una fica.
22 marzo 1834
- ↑ Papetto: moneta d’argento da due paoli.
- ↑ È regalato.
- ↑ Quattro lustrini: quattro grossi: due paoli.
- ↑ Fichetto: scherzo che si fa altrui prendendogli il mento fra il pollice e il medio, e premendogli intanto le labbra con l’indice.
- ↑ A ufo. Vedi la nota... del Sonetto...
- ↑ Eppure.
- ↑ Ci si è trovato.
- ↑ Mi annoiava.
Note
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