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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER FISTINO DE LA BBANCA ROMANA
Venite tutti quanti attorn’a mmé
Si1 vvolete sentì la novità
Der gran fistino in abbito bijjè2
Ch’è stato dato da monzù Cciufrà.3
Pareva una bbottega de caffè.
C’era tutto lo scol4 de la scittà.
Le foristiere staveno da sé.
Le romane nun vorzeno5 bballà.
A mmezzànotte fu vviduta uprì
La porta der zalon dell’ammicù,6
E le donne se fesceno7 servì.
Doppo le donne entrorno li monzù:
E cquanno tutto er popolo partì,
Disse Sciufrà: “Nnun me sce pijji ppiù.„8
20 gennaio 1835
- ↑ Se.
- ↑ Habillé.
- ↑ Il marchese Jouffroy, presidente della Banca Romana.
- ↑ Scolo.
- ↑ Non vollero.
- ↑ Ambigu.
- ↑ Si fecero.
- ↑ Parve che restasse malcontento del piccolo concorso di nobiltà romana distinta e del minore di cardinali di Santa Chiesa, pel quale ultimo motivo se ne ritrassero anche i prelati che vi erano intervenuti. I piccoli guardano sempre in su.
Note
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