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Er cacciatore Sonetti dal 1818 al 1829
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti senza data I

ER GIRELLO DE MASTRO BONAVENTURA.1

     No sparì, sparì no, Bbonaventura:
Fammelo, va’, ppe’ l’amor de Pio Nono:
Li spari a Nnastasia, nnun te cojjono,
4Je so’ ppropio contrari a la natura.

     M’abbasta l’an passato la pavura2
Che sconciassi pe’ ccausa de quer tono;
Ché ppoi sce vòrze3 der bello e der bono
8Pe' ccacciàjje da corpo la cratura.

     Io nun te dico che nun fai ggirello:
Fàllo, ma de funtane senza bbòtti,
O, ar più, cquarche rrazzetto cór cannello.

     12E ssi cce trovo poi bbattajjeria,
Doppo che tt’ho appoggiato du’ cazzotti
Pijjo mi' mojje e mmé la porto via.




  1. [Dal modo come in questo sonetto è nominato Pio IX, e dal trovarsi scritto dietro a un altro del 31 gennaio 1847, si può argomentare che sia di quell’anno o della fine del precedente.]
  2. [Mi bastò, l’anno passato, la paura ecc.]
  3. [Ci volle.]

Note

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