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Sesto, nun formicà (1846) L'amica de core
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

ER GIUBBILEO DER 46

     Inzomma venardì1 ss’apre er tesoro
De le sante innurgenze, sor Matteo.
Venardì se dà mano ar giubbileo
De li frati e li preti fra de lòro.

     Me ne moro de vojja me ne moro,
De vedé Ddon Ficone e Ffra Ccazzeo
Fà er bocchino da scribb’e ffariseo
Pe’ abbuscasse un buscetto in concistoro.

     Poi doppo s’arivesteno l’artari,
E ss’arrizzappa pe’ ttre ssittimane2
La vigna pe’ nnoantri secolari.

     E accusì a ssono d’orgheni e ccampane
S’aggiusteranno cqui ttutti l’affari:
Nun ce saranno ppiù lladri e pputtane.

16 novembre 1846

  1. 20 novembre 1846.
  2. Dal 6 al 27 dicembre.

Note

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