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Un po' pper uno nun fa mmale a gnisuno Er companatico der Paradiso
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

ER GIUDICE DER VICARIATO1

     Senta, sor avocato, io nun zò mmicca,2
Da nun intenne cuer che llei bbarbotta.
Lei me vò ffà sputà ch’io sò mmignotta:
Ma sta zeppa che cquà nun me la ficca.

     La verità la dico cruda e ccotta,
Ma cquesta nu la sgozzo si3 mm’impicca.
S’io me fesce sfasscià ffu pe’ una picca,
Pe’ ffà vvedé cche nu l’avevo rotta.

     D’allor’impoi sta porta mia nun usa
D’oprisse a ccazzi: e ssi llei vò pprovalla,
Sentirà cche mme s’è gguasi4 arichiusa.

     ...Bbè, rrestamo accusì: su un’ora calla
Lei me vienghi a bbussà co’ cquarche scusa,
E vvederemo poi d’accommodalla.

26 gennaio 1832

  1. Tribunale che veglia sul costume. [Il cardinale vicario in Roma, coll’aiuto di Luogotenenti ed Assessori; ogni vescovo nella sua diocesi, ausiliante il suo vicario e qualche assessore.... hanno l’assoluta polizia de’ costumi, e giudicano tutte le cause che vi hanno pertinenza. Così il sacerdozio si ravvolge fra le meretrici, fra la perduta genia che induce le giovinette ad operare in carnalità, o che vende a prezzo le carni delle proprie creature; così scruta tutti i misteri dell’illegittima ed impura venere: e così scade di dignità, ed è esposto a’ cimenti, dai quali non sempre campa l’infralita natura umana: così vien fatto segno a sospetti, a mormorazioni, a calunnie, e tal fiata, a meritato vituperio, se avvenga che il censore o giudice degli altrui scorsi di costume richiegga donna dell’onor suo; o se per ignorante zelo faccia scandalo nelle famiglie e nella città, gittando sospetti nati e discordie là dove, se non la realtà, era l’apparenza dell’onesto e castigato matrimonio., Farini, Op. e vol. cit., pag. 145.]
  2. Non sono stupida.
  3. [Neppure se ecc.]
  4. Quasi.

Note

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