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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
ER GIUDIZZIO IN PARTICOLARE
Mentre in ne l’angonìa1 tira er fiatone,2
Se3 vede er peccatore accant’ar letto
Er diavolo a mman dritta co’ un libbrone,
E ll’angiolo a mman manca co’ un libbretto.
Nell’uno e ll’antro4 sta ttutto er guazzetto5
De le cose cattive e dde le bbone
C’abbi6 fatto in zu’ vita er poveretto:
Penzieri, parole, opere e omissione.
Lui se vorìa7 scusà, mma Iddio nun usa
De sentì le raggione de chi mmore,
E lo manna8 a l’inferno a bbocca chiusa.
Cusì in terra er Vicario der Ziggnore
Fa cco li vivi; e nnun intenne9 scusa
Da ggnisuno,10 ossii ggiusto o ppeccatore.
29 maggio 1833
- ↑ Agonia.
- ↑ È affannato.
- ↑ Si.
- ↑ Altro.
- ↑ La mistura.
- ↑ Che abbia.
- ↑ Egli si vorrebbe.
- ↑ Manda.
- ↑ Non intende.
- ↑ Nessuno.
Note
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