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Li soffraggi Er bene pe li Morti
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

ER MARITO VEDOVO

     Dàjjela1 co’ sto lòtono2 futtuto.
Pe’ mmé nun zo3 ccapì ccosa v’importa.
“E ccos’aveva? E dde che mmale è mmorta?„
De mancanza de fiato: ecco saputo.

     Sarà er male ch’er medico ha vvorzuto.4
Uno n’ha dda vienì cche cce se5 porta.
So cch’è spirata, e mmanco6 se n’è accorta,
E ss’è ttrova7 de llà ccome sto sputo.8

     Ihì che gguai! Nun me ne pijjo io
Che mm’era mojje, e vv’affriggete voi!
Bbisoggna fà la volontà de Ddio.

     Credo che mm’abbi9 messe tante corna,
Pe’ ddìlla10 in confidenza cqui ffra nnoi,
Che mmó ssalut’a mmé ffin c’aritorna.

31 ottobre 1833

  1. Dagliela: e da capo.
  2. Cantilena, lagno.
  3. Non so.
  4. Voluto.
  5. Ci si.
  6. Nemmeno.
  7. Trovata.
  8. Qui si deve sputare, per accompagnare la parola coll’azione.
  9. Mi abbia.
  10. Per dirla.

Note

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